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Antoniozzi: "Più Italia nella nuova Ue"

Alfredo Antoniozzi

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Nella politica di casa nostra ha fatto quasi tutto, da cinque anni siede nel Parlamento europeo. Di campagne elettorali ne ha condotte tante ma non è ancora stufo, anzi: «Credo profondamente nel rapporto con i cittadini e, ovviamente, nel voto di preferenza. L'Italia è un paese in cui ancora conta stringersi la mano, io lo faccio con orgoglio». Alfredo Antoniozzi, esponente del Pdl (ex Forza Italia), è stato consigliere comunale nel 1981, assessore fino al 1989, eletto alla Regione Lazio per tre legislature. Ora, oltre ad essere eurodeputato, è assessore alla Casa in Campidoglio. Onorevole Antoniozzi, perché i cittadini dovrebbero votarla? «Perché in questi anni in Europa ho condotto importanti battaglie in difesa della nostra economia, della nostra identità, dei nostri valori. Ho lottato parecchio per difendere l'uso della lingua italiana nelle istituzioni europee, la stavano davvero marginalizzando. Mi sono impegnato per evitare che passasse la direttiva che avrebbe imposto in Italia il riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti negli altri Paesi comunitari. Ho alzato barricate per difendere le nostre imprese dai ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni fino a ottenere una direttiva specifica per tutelare i creditori in caso gli enti locali falliscano. Queste sono soltanto alcune delle battaglie che ho portato avanti con passione ma anche con fermezza». E nella prossima legislatura quali sono i suoi obiettivi? «Mi impegnerò affinché sia riconosciuto il riferimento alle radici cristiane nella nuova costituzione europea e sempre per difendere le imprese. La prima proposta che presenterò sarà quella di istituire per l'Unione Europea una festa comune: proporrò che coincida con il giorno della caduta del muro di Berlino. Una ricorrenza da celebrare in tutto il mondo».  In che direzione deve andare l'Europa? Non le sembra che sia troppo schiacciata sulle politiche monetarie? «Intanto non può lasciarci soli. Penso a un'Europa che ci assomigli, altrimenti non potremo farne parte. Sono consapevole che è grave ciò che dico ma un'Europa in cui la nostra identità sia annacquata rischia di non essere la nostra patria. Sento il senso e l'importanza dell'Unione e le motivazioni che l'hanno fatta nascere ma non vorrei che lungo la strada ci diventasse estranea. Ecco, io voglio stare al Parlamento europeo per tutelare tutte le cose in cui crediamo e che spesso non sono tenute nel giusto conto dalle istituzioni comunitarie». Cosa l'ha colpita di più in questa campagna elettorale? «L'assenza di dibattito politico da parte della Sinistra. In tutta la campagna elettorale il Partito democratico non ha introdotto una proposta. Piuttosto ha soltanto, e come al solito, attaccato il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, peraltro puntando su argomenti davvero da cortile».

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