Tiburtina Valley, arrivano i primi soldi
Ecco che arrivano i primi soldi per 31 delle aziende della Tiburtina, neppure la metà delle 70 finite sotto l'acqua e il fango nell'alluvione dello scorso dicembre. Si tratta di contributi alla ripresa delle attività produttive per danni «a beni immobili e mobili», non più di 25 mila euro ad azienda, erogati da presidente della Regione Lazio in qualità di commissario delegato per questa emergenza. Il problema è che il denaro viene dato solo a imprese e società, tanto che a due proprietari di un capannone e di un edificio fra via Scorticabove e via Pieve Torina, non tocca nulla perché semplici privati, persone singole. Sono in buona compagnia, visto che 39 aziende ancora non riceveranno nulla, anche se hanno ancora speranza in un risarcimento: il rifiuto è dovuto a incartamenti giudicati non completi, a integrazioni da fare. L'11 dicembre scorso le continue piogge e bufere avevano provocato lo straripamento dell'Aniene. Dure le conseguenze per oltre 1300 operatori della Tiburtina Valley e per un'ottantina di imprese nell'area produttiva che si trova accanto al Grande Raccordo Anulare. Da qui la nascita del Comitato Nuova Tiburtina che ha riunito tutte le aziende danneggiate, poi un primo rifacimento da parte del Comune delle strade di zona, già disastrate prima dell'alluvione e una prima ripulitura del fosso che scorre accanto all'area industriale. Il sindaco Alemanno ha anche differito il pagamento delle imposte comunali come Tari, Tarsu, Ici. Il decreto che concede i primi minimi finanziamenti, riporta la data del 18 maggio. I contributi riconosciuti vanno da un minimo di 2.826,60 euro, ai 25 mila massimi, in base alle prime rilevazioni dei danni. «Io invece, perché non sono una società, un'impresa, ma semplice persona fisica titolare di un immobile danneggiato, non devo avere nulla – dice Marco Troccoli – Ho danni per circa 50 mila euro a muri, scantinati, porte e quant'altro, ma non mi tocca nulla. Inoltre, per legarmi le mani, non mia hanno ancora dato un "no" formale: mi avrebbe consentito di fare ricorso legale».