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Il teste Usa: Vernarelli non guidava l'auto killer

Il luogo dell'incidente mortale

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È stato il supertestimone della difesa, Manuel Ruiz, a ripercorrere ieri nell'aula di giustizia i momenti precedenti e successivi all'incidente stradale che ha tolto la vita su Lungotevere degli Altoviti a Mary Clare Collins e Elizabeth Anne Gubbins la notte tra il 17 e il 18 marzo 2008. È stato lungo l'interrogatorio del ragazzo americano, che ha dichiarato di aver assistitito alla terribile scena, e allo stesso tempo il teste ha dovuto faticare non poco per rispondere alle domande del pubblico ministero Andrea Mosca e degli avvocati di parte civile per ricostruire quei momenti drammatici vissuti insieme al fratello e ad altri due amici. Una testimonianza che è stata seguita dalle dichiarazioni spontanee dell'imputato Vernarelli, che ha rilasciato, davanti al giudice monocratico Anna Maria Pazienza, tra singhiozzi e lacrime. «Ricordo che trascorsi quella notte, fino alle 2 del mattino, in un pub nel quartiere San Lorenzo, in via dei Sabelli, a bere con due ragazzi ungheresi venuti a Roma per il derby Lazio-Roma. Uno di loro andò in bagno a vomitare e io, appena uscito dal locale, caddi in terra. Poi ho avuto un black out fino alle 5.30, quando i vigili urbani mi dissero che ero agli arresti domiciliari perché avevo investito due ragazze». Non solo. «Ma una cosa voglio dire: da San Lorenzo era mia abitudine percorrere il Muro Torto e non il Lungotevere. E poi, come ho potuto guidare in stato di ebbrezza fino al Lungotevere senza fare incidenti e poi centrare alcune auto nel giro di 200 metri?». Vernarelli, che ieri in aula indossava jeans grigi, un gilet grigio, scarpe marroni e teneva sul banco degli imputati un cappello bianco e nero, ha dunque ripetuto le stesse affermazioni rilasciate agli inquirenti nel corso delle indagini. Stesso discorso vale per il supertestimone Manuel Ruiz, arrivato da Los Angeles per ripetere quello che ha visto e che ha fatto al momento dell'incidente stradale: «Non era Friedrich Vernarelli la persona che ho visto accanto alla Mercedes dal lato conducente che si metteva le mani in testa con in volto un'espressione disperata, come se stesse dicendo "oh mio Dio"». Per quanto riguarda il riconoscimento dell'imputato all'ospedale Santo Spirito, l'americano ha detto che «quella era la prima volta che lo vedevo, era vestito con una giacca di pelle, un cappello e dei jeans. Ero sicuro al cento per cento che non fosse lui al volante perché aveva più capelli di quell'altra persona». Il testimone ieri ha poi riferito che l'imputato «ha i capelli più corti di circa tre centimetri ed è più stempiato di allora». Il teste ha inoltre sottolineato che prima dell'impatto non ha sentito alcuna frenata e che il semaforo dove sono state investite le due turiste segnava rosso per i pedoni. Durante la deposizione, Friedrich Vernarelli ha ribadito che quella sera alla guida della sua Mercedes ci fosse uno dei due amici ungheresi con i quali era andato a bere a San Lorenzo e che i due stranieri, dopo l'incidente, si sono dati alla fuga a piedi, lasciandolo da solo. A quel punto si sarebbe messo al volante, completamente ubriaco, andando a sbattere contro alcune auto parcheggiate a distanza di poche centinaia di metri. «Mi dispiace per le due ragazze - ha infine affermato Vernarelli in aula davanti ai genitori e ai parenti delle vittime - questa vicenda ha distrutto tre famiglie, perché anche la mia lo è, io sono esaperato e cerco di andare avanti nel miglior modo possibile».

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