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I giudici: Sipro a rischio criminalità

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{{IMG_SX}}Nell'istituto di vigilanza Sipro «sussistono tentativi di infiltrazione mafiosa». L'ordinanza del Consiglio di Stato del 12 maggio stende l'ombra del dubbio sull'istituto e sul suo patron, Salvatore Di Gangi, nei guai per una presunta estorsione legata ai lavori di un caveau del 2001. Nel provvedimento i giudici della sesta sezione scrivono che «la gravità dei fatti contestati e della condanna riportata dal signor Salvatore Di Gangi giustificano, allo stato, la sospensione della sentenza appellata». L'istituto reagisce. Lo fa lucidamente l'avvocato Francesco Castaldi: «Si parla d'infiltrazione ma non si dice come si manifesterebbe né quali sono i fatti che la dimostrano, e poi si cita una sentenza che non è definitiva». Insomma, la par5tita è ancora aperta. I protagonisti di questa vicenda sono Prefettura di Roma, società Metro spa e la Sipro. Quest'ultima si era vista esclusa dall'appalto per la vigilanza privata bandito da Metro. Durante il vaglio delle carte, l'indice degli investigatori si ferma su un nome, quello di Salvatore Di Gangi, ribattezzato dalle cronache «il principe della vigilanza». Nel suo curriculum infatti ci sono partecipazioni in società immobiliari, in holding della vigilanza che lo mettono al vertice di un esercito privato di 2.700 uomini e 110 milioni di fatturato. Ma c'è dell'altro, una condanna per estorsione dopo un'inchiesta della procura di Roma. Metro spa storce il naso, la Prefettura pure, decretando lo stop della Sipro. Nel novembre 2008 i giudici del Tribunale amministrativo "riabilitano" la Sipro dicendo che l'istruttoria del "processo" non è «esaustiva e scrupolosa». E riepiloga anche i ripensamenti. Il 23 agosto 2006 i carabinieri escludono «la sussistenza di cause interdittive, nonché la sussistenza di elementi idonei e diretti in modo non equivoco a evidenziare il pericolo di infiltrazioni mafiose». Il 2 febbraio dell'anno dopo la rettifica: «La Questura esprime il parere negativo al rilascio della certificazione in quanto sussistono tentativi di infiltrazione mfiosa. Gli altri corpi di polizia concordano». Tra gli elementi contro la Sipro la Prefettura menziona pure i rapporti societari: alla Sipro il padrone è rappresentato dalla signora Maria Rita Tardi, moglie di Salvatore Di Gangi, e la stessa società figura proprietà della Santangelo Finpagest srl, i cui soci sono la stessa Tardi e del marito Di Gangi. Anche su questo punto l'avvocato è chiaro: «Dimostreremo che la Sipro non ha nulla a che fare col dottor Di Gangi perché all'interno della Sipro non ha alcun ruolo».

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