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Museo della Shoa in tre anni

Gianni Alemanno

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Si è posata ieri la prima pietra «virtuale» del Museo della Shoah della capitale, l'ultimo d'Europa. Lo ha fatto ieri il sindaco Alemanno e non a caso lo ha fatto dal Museo dell'Olocausto Yad Vashem a Gerusalemme, siglando un accordo di collaborazione che punta a fare del museo capitolino il più importante d'Europa. «Il lavoro è già iniziato - spiega il direttore del museo che nascerà a Villa Torlonia, Marcello Pezzetti - stiamo raccogliendo la documentazione e strutturando l'archivio. Sarà un museo di storia nazionale». I tempi per la realizzazione del museo, alla quale partecipano anche la Provincia di Roma e la Regione, sono di circa tre anni. «Due anni per la costruzione, un anno per l'allestimento», precisa Pezzetti. La collaborazione con il Museo Yad Vashem rientra in un rapporto ben più ampio di Roma con Gerusalemme, sancito ieri con l'inaugurazione di «Piazza Roma», vicino la sinagoga italiana. Una manifestazione di amicizia che verrà ricambiata nella visita a Roma del sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, il 26 e il 27 maggio. Un rapporto, quello tra le due città imprenditoriale e culturale. La delegazione del sindaco, infatti, è composta da circa 80 persone, la maggior parte delle quali sono imprenditori capitolini, mentre il sindaco di Gerusalemme ha sottolineato l'importanza del turismo tra le due città più importanti per storia, religione, architettura. «Da questa piazza - ha commentato Alemanno - comincia un lungo percorso di amicizia tra Roma e Gerusalemme, due città uniche al mondo per ciò che rappresentano. Un'amicizia che può e deve diventare punto di riferimento per tutto il Mediterraneo, perché se la politica spetta agli Stati, le città possono lavorare sulla cultura e sull'educazione affinché identità e tolleranza possano finalmente convivere».

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