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Iniziative creative, piccoli lavori e nuovi spazi di socialità come un cinema.

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Nelcentro, dove vivono poco più di 200 persone, giorni fa una donna tunisina di 49 anni si è uccisa impiccandosi per paura di essere riportata nel suo paese dopo aver scontato una condanna per spaccio di droga e ieri alcuni consiglieri regionali del Lazio hanno fatto un sopralluogo, denunciando precarie condizioni di vita. Nel Cie di Ponte Galeria i «trattenutì - così come sono definite le persone che vivono temporaneamente nel centro - sono alloggiati in stanze con finestre alte e con all'interno un televisore, dove vivono in quattro o in sei. Fuori dalle camerate ci sono spazi all'aperto delimitati dalle sbarre e sprovvisti di zone d'ombra dove, sia nel reparto femminile sia in quello maschile, gli stranieri si stendono a terra sui materassi o discutono riunendosi in piccoli gruppi, parlando al telefono e fumando. Per questo spesso vengono buttati a terra bicchieri di plastica, carte e cicche di sigaretta, nonostante i sacchetti legati alle sbarre. I gruppi si formano spontaneamente per etnie, molti sono africani e slavi, maggiormente giovani uomini che spesso non superano i 45 anni. Gli abitanti raccontano il proprio viaggio della speranza descrivendolo con una foto attaccata al muro, un disegno o un ritaglio di giornale. Così sulle pareti bianche e azzurre nelle stanze, nonostante le ripetute verniciature si crea una storia «invisibile» dei «trattenuti» che lasciano comunque un segno indelebile del passaggio al Centro di Ponte Galeria. Sui muri, in questo periodo, ci sono anche tante zanzare spiaccicate, che in aperta campagna e con l'arrivo dell'estate hanno cominciato a pungere, in attesa dell'installazione di zanzariere vicino alle finestre. La sfida per la Prefettura e l'Ufficio immigrazione è aumentare la possibilità di socializzazione degli immigrati coinvolgendo in progetti le associazioni di volontariato, come la creazione di un cinema o piccoli premi simbolici per chi si ingegna in lavoretti. Finora ci sono già campetti sportivi, una piccola biblioteca dove si tengono anche lezioni di italiano e una moschea. Tutto questo in attesa di lasciare il centro con una sola frase nella testa: «Deciderà il destino».

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