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L'odissea della Clinica delle Bambole

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La clinica delle Bambole, dal 1939 in largo Magnanapoli chiude i battenti e lascia la sua storica sede per un futuro incerto, nonostante degli impegni assunti dall'amministrazione comunale. Un piccolo giallo infatti accompagna questa vicenda che accomuna il destino di molti artigiani del centro storico, costretti per affitti elevati a lasciare i propri laboratori e per questo spesso costretti a dismettere l'attività. Ma il caso della singora Cesaretti è, se possibile, ancora più paradossale. La clinica, o casa, delle Bambole si trova infatti in un locale comunale in largo Magnanapoli, o almeno così è stato fino a 5 anni fa, quando Risorse per Roma decise di metterlo in vendita. Nonostante la prelazione richiesta dalla singora Cesaretti, il locale è stato venduto a una società privata. Da quel momento, è incominciata la lunga battaglia a suon di sfratti e ufficiali giudiziari, tanto veloci nelle procedure di sgombero quanto lenti nella causa intentata dalla signora per impugnare la vendita. In questo quadro si inserisce l'impegno della nuova giunta di centrodestra. Il presidente della commissione Cultura, Federico Mollicone, insieme al presidente dei negozi storici del centro, Stefano Biagini e anche dell'ex presidente della commissione Cultura, Pino Galeota, hanno intrapreso una battaglia trasversale, appoggiata dagli assessori al Commercio e al Patrimonio, Bordoni e Antoniozzi. L'accordo raggiunto prevede il trasferimento della clinica delle Bambole in un locale comunale in via Flaminia, vicino piazza del Popolo. Peccato però che il locale necessiti di importanti lavori di ristrutturazione, oltre al canone di affitto superiore a quello attualmente pagato dalla signora Cesaretti. Due paletti che, per un'attività particolare come quella della riparazione delle bambole antiche, possono significare la fine. L'ultima speranza è ora quella che il Comune, che con la precedente amministrazione di centrosinistra ha venduto in modo se non altro dubbio il locale di via Magnanapoli, consegni almeno il locale di via Flaminia in condizioni accettabili, per evitare che oltre al danno subito si aggiunga l'ulteriore beffa di dover pagare anche i lavori di ristrutturazione.

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