Moran Atias: "La Capitale è un set a cielo aperto"
Nel mondo ha sfilato da top model sulle passerelle più prestigiose, in Israele condotto la versione locale di «Affari tuoi», in Italia, appena arrivata, ha trovato spazio in programmi tv da prime time come «I raccomandati» e «Carramba», oltre a presentare una trasmissione su RTL 102.5. Poi il cinema: in Inghilterra, Spagna, e da noi con Monicelli (Le rose del deserto) e Argento (La terza madre). Da aprile la vediamo su Cult tv (canale 131 di Sky) accanto a Dennis Hopper nella serie Usa Crash, dall'omonimo film premio Oscar. Dopo sei anni vissuti qui, Moran Atias, israeliana ormai residente a Los Angeles e davvero sulla rampa di lancio del successo internazionale, è tornata a Roma per girare un film: «Oggi sposi» di Luca Lucini, con Luca Argentero e Michele Placido. Tra tante possibilità di carriera, ha definitivamente scelto di recitare? «Dopo tv e radio, esperienze dal riscontro emozionale forte, ma che finisce con la trasmissione, volevo dare sviluppo al mio lavoro. Mi arrivavano proposte dal cinema, ma dovevo prima sapermi capace di affrontare un mestiere che è arte e richiede preparazione. Così ho frequentato dei seminari di recitazione e mi sono trasferita in Usa. Fin da piccola amo Anna Magnani: coraggiosa, capace di rischiare con i ruoli. Il suo cinema raccontava le donne in modo più completo, ma credo sia possibile seguirne il percorso. Costruire personaggi con una dimensione che superi i dialoghi, far nascere una persona recitando. Per Crash ho sostenuto un provino duro, interpretando un incidente stradale in studio, ma il mio personaggio, una donna di origine zingara che cerca di realizzare a L.A. il suo sogno americano, mi aveva conquistato. Dopo 13 puntate da protagonista farò la seconda edizione. In "Oggi sposi", commedia sul matrimonio anche come incontro tra culture, sono una nobile indiana che deve lottare per l'amore contro i pregiudizi. Luca Argentero è un ottimo partner, ha grande voglia di creare. E poi si gira a Roma». Com'è Roma, per una donna con una cultura, anche religiosa, così diversa dalla nostra? «Fantastica. Cultura, storia e religione mi fanno godere ogni giorno qui. Unico neo la vita notturna. L'animazione di Tel Aviv, la libertà di mangiare ovunque nel cuore della notte, mi manca». Posto che lei rappresenta un caso particolare, Roma come accoglie gli stranieri? «I turisti bene. Poi ci sono persone che arrivano per trovare lavoro, e cominciano con i più umili. È successo anche alla mia famiglia: appena trasferiti a L. A., quando ero bambina, mia madre faceva le pulizie. Ma se sei capace, disponibile, studi cultura e lingua di un Paese, le porte possono aprirsi. Nella Kaballah il termine fortuna - mazal - unisce tre concetti: luogo, tempo e atteggiamento giusto». Secondo lei come centro della Cristianità, Roma può fattivamente favorire il ritorno della pace nei luoghi caldi del mondo? «Il 13 maggio il Papa parteciperà in Israele a un evento che io stessa condurrò: un concerto nell'anfiteatro romano di Beit She'an sul tema della riconciliazione (diretta tv su Sat2000, 21.30, n.d.r.), con Dalla, Safina, Francesco D'Orazio e artisti di ogni etnia, credo e settore della società israeliana: ebrei, arabi, musulmani, drusi, cristiani, laici e religiosi. Il Pontefice focalizzerà così l'attenzione sul problema della pace. E Beit She'an sarà un invito a qualcosa di più grande». Come vede il ruolo della donna in questa città e in questo Paese? «Nelle nostre mani: se lo vogliamo importante, noi donne lo renderemo tale. Non credo alle colpe di un sistema. Il destino si crea con determinazione e dignità, così arrivano le occasioni».