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Consumi, il lusso non conosce crisi

Una Ferrari a Via Condotti (Foto Gmt)

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Il lusso non conosce crisi. O meglio, in tempi di ristrettezze economiche, è lui il vincitore nella «guerra» tra prodotti medi e prodotti a basso costo. Perché la forbice tra ricchi e poveri si sta allargando e se a Roma si comprano sempre meno prodotti cosiddetti medi, le preferenze si spostano su lusso ed extralusso e sul low cost. Detto in poche parole, la borsa di Vuitton meglio di quella semi-nota, il vestito griffato meglio di quello acquistato in un normalissimo negozio sotto casa. «I consumi degli italiani e dei romani si stanno sempre più polarizzando - spiega Giorgio Merli, dirigente dell'Ibm che ha curato una ricerca sull'innovazione – questo vuol dire che si comprano sempre meno prodotti medi e sempre più prodotti di nicchia o a bassissimo costo». Un comportamento figlio di questi tempi in cui si assiste ad un allargamento della forbice tra ricchi e poveri e ad una maggiore difficoltà di sopravvivenza della classe media. È proprio quest'ultima a spostare, in un certo senso, l'orientamento dei consumi verso i beni di lusso. «Mi spiego più chiaramente – insiste Merli – se io posso comprare un solo bene, mi sposterò verso quello di lusso o extra lusso rinunciando, invece, ad acquistarne uno medio. Per la stessa ragione tra un bene a basso costo e uno medio, comprerò il primo e non il secondo». Questo vale un po' per tutti i settori, quindi abbigliamento, ma anche, ad esempio, per il mercato dell'auto, dove il consumatore si starebbe orientando da un lato verso macchine di piccolissima cilindrata, dall'altro verso vetture molto costose, penalizzando in questo modo le cosiddette berline. Difficile quantificare il tutto in termini di volumi di vendite, che ad ogni modo, anche per il lusso, a differenza di sei mesi fa, hanno subito una contrazione, seppur più lieve. Piuttosto Merli preferisce parlare di cifre sul mix di prodotti che vedono, appunto, un calo annuale dei prodotti medi che va dal 5 al 10 per cento e di contro un aumento delle cosiddette «commodities», che fanno leva sui prezzi bassi, che aumentano del 2 e del 5 per cento, e dei beni di lusso del 10-15 per cento. La conferma arriva anche dai dati, questa volta sull'effettivo volume di vendite, del genere low cost nell'abbigliamento che secondo la Confesercenti avrebbe fatto registrare nell'ultimo anno un incremento di vendite pari al 15% contro un calo di circa il 30% del prodotto «medio» e un aumento del 5% di quello «griffato». Lo stesso sta accadendo nel settore elettrodomestici. A fronte di un calo degli interventi di riparazione sugli elettrodomestici fuori garanzia stimabile, secondo la Cna di Roma, nel 40% rispetto ad un anno fa, cresce la vendita di frigoriferi, lavatrici e accessori per la casa a basso costo del 15-20%. Mentre non scende la quota di venduto per il prodotto elettronico di nicchia, dal costo superiore ai duemila euro.

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