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Banda del buco, trappola in banca

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{{IMG_SX}}La banda del buco è finita in manette prima che riuscisse a svuotare la cassaforte della banca. A fare la fine dei topi nel formaggio sono tre catanesi, bloccati dai carabinieri della Compagnia Roma Centro diretta dal capitano Luigi De Simone. Vestiti con tute blu da operaio, armati con una pistola a tamburo e un'automatica, i tre erano pronti a entrare in una stanza dell'archivio della Banca popolare di Milano, al civico 103 di via Gregorio VII. I militari li aspettavano. Il colonnello Alessandro Casarsa ha teso la trappola con cura. Ha piazzato uomini in alcuni appartamenti dei palazzi attorno alla banca, nelle auto. Ieri alle 16,30 il blitz, quando la Bpm era chiusa al pubblico e dentro c'erano solo tre impiegati che non si cono accorti di nulla. Solo dei carabinieri. I tre catanesi si sono procurati una mappa catastale e hanno cercato il punto di contatto tra la banca e gli edifici confinanti. Lo hanno trovato in un cubicolo sotto terra. L'accesso era a via Ranucci, dietro la Bpm. Sul portone metallico che sta all'ingresso di depositi sotterranei i tre hanno messo un foglio: «Per un guasto la porta rimarrà temporaneamente aperta». E per tre giorni hanno lavorato. Sono entrati, si sono incamminati per una cinquantina di metri su un percorso a semicerchio, hanno superato una porticina con su scritto «Gabinetti» accedendo a un piccolo corridoio dal soffitto basso. Sulla sinistra, a una distanza di due metri, ci sono due scale di emergenza sotto le grate sui marciapiedi: salendole si sbuca su via Ranucci. I tre hanno proseguito nel corridoio di pochi metri fino a uno stanzino sulla sinistra. Guardando in alto, la parete che sovrasta l'entrata è quella giusta, raggiungibile con la scala: è di malta e foratini, facile da demolire. Oltre c'è la banca. E così hanno fatto. Per andarsene, i cataensi hanno seguito un altro percorso, anche questo stretto e sotterraneo: si esce da un porticina al civico 127 di via Gregorio VII, incastrata tra un bar e una farmacia, a poca distanza della banca. Ai piani dei tre i carabinieri sono arrivati usando il sospetto tipico dell'investigatore. A marzo in una banca dell'Aventino viene eseguito un colpo analogo. Bottino: 30 mila euro. I carabinieri segnalano la presenza in zona di facce nuove a bordo di un'auto: è intestata ai uno dei tre catanesi. Il siciliano è intestatario anche di un'utenza telefonica. I militari la mettono sotto controllo e scoprono i piani del nuovo colpo. Ieri il blitz. Gli investigatori sospettano che la banda sia responsabile anche di altre razzie.

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