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Immigrati, scoppia la rivolta

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Residenti preoccupati anche per il rischio di contagio da tubercolosi

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Non c'è due senza tre: sarà aperto sino a fine anno il centro di accoglienza per immigrati degli Altipiani di Arcinazzo, che ha ottenuto la terza proroga consecutiva, stavolta fino al prossimo dicembre. E nella stazione turistica montana a confine fra le province di Roma e Frosinone c'è già aria di rivolta. Il Comitato civico, sorto nell'ottobre scorso all'indomani della trasformazione del centralissimo hotel «Il Caminetto» in una struttura di accoglienza per rifugiati politici con l'arrivo di un centinaio fra eritrei e somali, ha dato mandato a un legale di predisporre alcune diffide. E s'infiamma anche lo scontro politico, con l'ex primo cittadino di Trevi nel Lazio, Paolo D'Ottavi, che chiede le dimissioni del sindaco Silvio Grazioli, paventando anche una sorta di allarme-tubercolosi tutto da verificare. Il campanello è suonato già a fine marzo, quando invece di lasciare (dopo la prima proroga trimestrale concessa a gennaio), il centro di Arcinazzo ha finito invece per raddoppiare, con l'arrivo dei 60 rifugiati in uscita dall'analoga struttura toscana di Follonica. Dove si sarebbe verificato un caso di tubercolosi: «È grave - attaccano dal Comitato civico - che al Dipartimento per l'immigrazione del ministero dell'Interno dicano di non sapere nulla neanche di cose importanti per la salute pubblica». Ma il sindaco Grazioli ha dichiarato come «destituito di ogni fondamento» l'allarme, dichiarandosi favorevole alla terza proroga per il centro, osteggiata invece dal sindaco del Comune vicino, Arcinazzo Romano (cui compete l'altra fetta del territorio degli Altipiani). «Non abbiamo ancora nessuna comunicazione ufficiale - dice Sandro Biferi - ma se così fosse sarebbe un colpo micidiale alla nostra stazione turistica. A Follonica hanno chiuso per preparare la stagione estiva, noi ci batteremo affinché vengano recepite anche le esigenze della nostra economia turistica».

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