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Occupazione suolo pubblico, protesta dei residenti

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La «querelle» è stata aperta da una lunga nota stampa di alcune associazioni di residenti del Centro storico che protestano contro il regolamento dell'occupazione suolo pubblico. Un regolamento ancora oggetto di confronto e approfondimento al tavolo di concertazione per il Centro storico voluto dal Campidoglio. «I residenti respingono la Bozza Bordoni - osserva la nota citando l'assessore capitolino al Commercio - perché restringe fortemente, fino quasi ad azzerare, nella fruzione del suolo pubblico, la difesa dell'interesse generale rispetto a quello rpivato e di categoria, la categoria priovilegiata dei commercianti, in particolari dei ristoratori». Il duello, insomma si ripropone. Residenti contro commercianti. Diversi i punti contestati minuziosamente dalle associazioni, come ad esempio tariffe e sanzioni. «Le prime sono uguali per tutta la città - asseriscono i residenti del centro - per un massimo di 118 euro a metroquadro per un anno, le seconde sono irrisorie e il loro iter è talmente lungo da rendere decisamente più conveniente l'abuso». Ancora, critiche sulla previsione che la concessione dell'occupazione suolo pubblico «abbia parere obbligatorio dell'Ufficio Città storica e della Soprintendenza ai Beni culturali solo per le aree e gli edifici vincolati e non per tutto il territorio della città storica»; e sull'ipotesi di affidare a un gestore la concessione delle Osp, le associazioni evidenziano un rishcio di infiltrazioni della criminalità organizzata. Critiche, dunque, più o meno condivisibili. Difficile invece leggere le rpoposte, come quella «del divieto assoluto di apporre ed esporre sulle soglie o fuori dai locali o negozi merce, arredi, manichini, trespoli per menù, oggetti pubblicitari, cibi crudi o cucinati». E, tra l'altro, la costituzione di «ausiliari» per le Osp, sul modello di quelli del traffico per i controlli. Secca la replica dell'assessore Davide Bordoni. «Il regolamento sull'occupazione suolo pubblico è, come riconosciuto da queste associazioni, una bozza, un documento in discussione e per il quale, per la prima volta, l'ammisitrazione ha avviato un serio confronto, aprendo alle proposte che vengono dai cittadini. Stupisce quindi questa polemica strumentale avanzata a mezzo stampa e di chiari intenti politici. Del resto queste stesse associazioni sono costrette ad ammettere la validità di alcune proposte della bozza, come la rimozione degli arredi urbani durante le roe di chiusura e la concessione dellì'occupazione suolo pubblico che diventa temporanea e non più definitiva. Trovo di cattivo gusto affiancare le concessioni dell'occupazione suolo pubblico a ipotetiche infiltrazioni criminali. Prendiamo atto comunque di queste rivendicazioni, che aspettiamo ora di sentire anche nelle sedi opportune, come appunto quella del tavolo di concertazione, luogo deputato a critiche e proposte». Il dilemma insomma è sempre il solito. I residenti che vorrebbero un centro storico «cristallizzato», addirittura senza arredi o trespoli per menù in strada, e l'esigenza commerciale che dà vita all'economia della Capitale, turistica e no. Il compromesso tra le due realtà è d'obbligo, così come pensare alla città non come territorio proprio ma fruibile e vivibile da tutti. E nel caso di Roma, si tratta del mondo intero.

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