A Termini predoni al sonnifero
Metodologia criminale: la vittima viene avvicinata e portata al bar
Altre due rapine al sonnifero messe a segno alla stazione Termini, all'interno dello scalo e a piazza dei Cinquecento. Stanno aumentando i predoni armati di narcotico a caccia di passeggeri o passanti da affiancare, sedurre, drogare e poi ripulire. Dopo il finto prete truffatore, alla lista dei fermati se n'è aggiunto un altro. Un tunisino, pregiudicato, di 32 anni, arrestato dagli agenti del Compartimento Lazio della Polizia ferroviaria diretto da Carlo Casini. Il copione è sempre lo stesso. Lo sconosciuto scambia due chiacchiere con la vittima, ha l'aria simpatica e i modi socievoli, si va al bar, e il gioco è fatto: il malvivente droga la bevanda e pochi minuti dopo il poveretto è fuori uso. Le due ultime vittime sono un passeggero cinese di 47 anni, residente e Verona, e un cuoco di un ristorante ai Parioli, un nepalese di 35 anni. Lunedì il cinese è in fila alla biglietteria. Viene avvicinato dal tunisino, Fethi Foughali. Dice di essere italiano. Parla bene la lingua, i tratti del volto sono mediterranei, simili a un uomo del Meridione d'Italia. I due parlano, il tono della discussione diventa scherzoso. Il tunisino ne approfitta e affonda: «Ti va qualcosa al bar, te la porto io se vuoi?». Torna con un caffè nel quale ha già messo una compressa di Rivotril da 2 milligrammi (per averlo occorre la ricetta medica). Poco dopo il cinese crolla su una panchina. Per svuotargli le tasche, il tunisino usa una lametta con la quale taglia il tessuto. Gli porta via 150 euro e un telefonino Nokia. Al risveglio il cinese denuncia tutto alla Polfer. Gli investigatori visionano le immagini riprese da una delle telecamere alla stazione. Vedono il cinese col tunisino. Lo vanno a prendere nella sua abitazione, a Frascati. E lì trovano dell'altro. Un telefonino intestato al cuoco nepalese. Chiamato conferma anche lui: «Mi ha drogato, col tunisino avevo preso una birra».