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Recup con Poste italiane Ma Capodarco non molla

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Non è ufficiale, ma gira voce da tempo, e anche documentazione, che non sia la cooperativa sociale Capodarco il partner privato che la Regione cerca, bensì Poste Italiane. E potrebbe essere questo il motivo dello scontro tra il vicepresidente della Giunta Esterino Montino e il consigliere regionale Pdl Donato Robilotta, sulle modalità della gara pubblica con la quale sarà affidato a una società mista il sistema di prenotazione della sanità regionale. Il dibattito dai toni accesi è scoppiato ieri, nel corso del question time sulla sanità convocato dal presidente del consiglio regionale Guido Milana, proprio nel giorno in cui la cooperativa sociale Capodarco, che nel '99 si è inventato il Recup e che aspira a continuare a gestirlo, ha mostrato i muscoli, con 85 mila firme raccolte con l'appello «salva il recup», presentate al presidente del Consiglio, Guido Milana, insieme ad una lettera aperta al governatore Marrazzo. Lait contro Asclepion, è su questo il braccio di ferro: la gara dovrebbe essere affidata a Lait per Robilotta, mentre Montino - attraverso Asclepion - vuole che siano gli uffici regionali a fare la gara. Cosa comportano le due posizioni? Ecco le due diverse risposte. «Marrazzo sulla vicenda Recup non dice la verità poiché è stato lui a bloccare la gara e adesso cerca di fare una società mista pubblico-privata che comporterebbe di fatto l'esclusione dei lavoratori Capodarco» ha affermato Robilotta che non capisce «per quale motivo la società regionale Lait, che ha già il know-how necessario e avendo già speso circa 2,4 mln di euro per l'ammodernamento, non possa fare la gara avendo già pronto il capitolato». Invece «si preferisce - continua - seguire la strada di voler affidare il servizio ad una società fantasma, l'Asclepion, che così come scritto nel decreto commissariale del febbraio 2009 deve effettuare una riprogettazione infrastrutturale con un aggravio di costi: 8 milioni di euro, altro che risparmio». Il vicepresidente della giunta regionale Esterino Montino replica così. «La gara del Recup la faranno gli uffici della Regione, non questa o quell'altra società regionale. La Lait ha una missione diversa, quella del servizio informatico regionale. In questo caso stiamo parlando di Recup che non è solo uno sportello telematico o un call center ma un sistema che prevede anche un servizio di monitoraggio delle prestazioni: cosa diversa da una questione puramente informatica». L'obiettivo per Montino è quello di andare oltre. «Non solo verso l'ampliamento delle strutture pubbliche ma anche con il sistema dei privati, dei laboratori, delle strutture convenzionate e che svolgono una funzione di carattere socio-sanitario. Sullo sfondo c'è l'ampliamento del sistema ai privati». Montino ha sottolineato che a gestire il servizio Recup sarà uno strumento «tutto pubblico», grazie a una «partnership con il privato». E Capodarco? Guarda avanti. «Parteciperemo alla gara pubblica che l'amministrazione vorrà fare, con l'ambizione di poter continuare a gestire un servizio che abbiamo inventato noi» ha detto il direttore della cooperativa sociale Maurizio Marotta, forte del consenso popolare: 85 mila firme raccolte contro il decreto del 2 febbraio scorso che «ci toglieva l'affidamento del servizio per darlo ad Asclepion, reperendo risorse nell'organico regionale», un decreto bloccato anche dal tavolo tecnico del Ministero del Tesoro. «Abbiamo creato un servizio unico in Italia con cui si possono prenotare 5.000 tipi diversi di prestazioni sanitarie nel Lazio - rammenta Marotta - dove lavorano mille persone, tra cui 400 disabili». E i costi giudicati alti? Risponde facendo i conti. «Lo stipendio annuo di un lavoratore medio costa 20 mila euro, moltiplicato per mille fa 20 milioni, che è il costo attuale del servizio più i costi di gestione ecc.» dice, e fa un confronto. «Noi facciamo 22 mila chiamate giornaliere, il call center Inail-Inps 38 mila contatti giornalieri e costa 100 milioni di euro l'anno, noi invece costiamo solo 18 milioni per la parte call-center: basta fare la proporzione per capire che siamo più convenienti».

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