Il bluff del supercomputer

«Grazie alla flessibilità dell'approccio Hp, l'implementazione risulta un successo senza precedenti». Così scriveva nel 2005 il consulente informatico della Polizia municipale di Roma sul sito italiano della multinazionale Hewlett Packard, riferendosi all'installazione del nuovo "cervellone" che avrebbe dovuto rivoluzionare la gestione delle multe e dei dati relativi a personale e logistica. Evviva l'ottimismo. Peccato, però, che di quell'appalto, affidato a maggio del 2004 all'A.t.i., formata da Hp e Telecom, per un costo iniziale di un milione e 500mila euro, sia stato realizzato solo un quinto e di questo quinto, oggi, gli uffici della Municipale non sappiano che farsene. Il progetto denominato Centralizzazione dati, insomma, non ha mai funzionato, tanto che il Comandante Giuliani, subentrato al suo predecessore Catanzaro a fine 2007, è stato costretto ad avviare nei confronti dell'A.t.i. un procedimento di risoluzione del contratto per inadempienza. Ma la frittata era fatta. L'A.t.i. doveva finire di incassare 300mila euro. L'idea della Centralizzazione dati nasce nel 2003, anno del bando, sotto il comando di Aldo Zanetti «per adeguare - si legge nel bando - l'organizzazione informatica del Corpo di P.M. agli attuali standard di sicurezza sulla gestione delle informazioni». Il progetto doveva essere portato a termine in 36 mesi, entro l'estate del 2007. Per verificare che il capitolato d'appalto sia rispettato, i vertici della Municipale nominano referente tecnico del progetto un consulente informatico esterno - che verrà liquidato nel 2005 con 140mila euro - e una commissione interna formata da tre membri e un segretario. La commissione, in particolare, ha il compito di seguire fase dopo fase l'installazione del "cervellone" e assicurarne il funzionamento attraverso 5 collaudi. L'A.t.i. verrà liquidata progressivamente all'esito positivo di ogni collaudo. Gli uffici del servizio amministrativo, che avevano il compito di liquidare la società, diranno poi di non aver ricevuto verbali di collaudo, tranne il primo, effettuato a pochi mesi dall'inizio dei lavori. Dopo quasi 3 anni dall'affidamento del progetto, che l'A.t.i. si aggiudicò con un ribasso di 200mila euro, il comandante Catanzaro, subentrato a Zanetti, affida alla stessa società il potenziamento di tre moduli della Centralizzazione: Sanzionatorio, Risorse umane e Risorse logistiche. La richiesta è di giugno 2007 - ricordiamo che l'A.t.i. avrebbe dovuto consegnare il progetto entro quella stessa data - mentre l'ulteriore affidamento, per 234mila euro, risale a ottobre. In particolare, la società deve fornire dei programmi in grado di rendere utilizzabili i moduli relativi alla gestione delle contravvenzioni, dell'organico e dei mezzi a disposizione, tre funzioni fondamentali già previste nel capitolato d'appalto. A dicembre del 2007 i primi nodi di questa vicenda vengono al pettine. Il segretario della commissione di collaudo comincia a mostrare seri dubbi sul funzionamento dell'intera rete informatica. Il vice-comandante Scafati chiede agli uffici competenti del Personale, della Logistica e della Gestione e sviluppo dei sistemi informativi, se riescono a utilizzare il "cervellone". Le risposte, negative, comunicano il mancato raggiungimento degli obiettivi del progetto. Intanto, Catanzaro, al centro di un'inchiesta giornalistica, esce di scena. Il nuovo comandante Giuliani, che si ritrova questa patata bollente tra le mani, cerca di fare chiarezza. A febbraio del 2008 nomina un'altra commissione, formata anche da membri esterni, per supervisionare il lavoro svolto dall'A.t.i. e dai membri della commissione di collaudo. Il primo ostacolo che incontrano i tre membri della "super-commissione" è il reperimento della documentazione dei cinque collaudi. La "supercommissione" si pronuncia ad agosto del 2008. L'esito dei verbali è catastrofico. Dei cinque moduli previsti dal contratto, funziona solo il modulo della Centrale operativa. Il Sanzionatorio è incompleto e quello relativo alla gestione documentale non è stato addirittura realizzato. La relazione dei commissari, in particolare, sottolinea da una parte l'inesistenza di una documentazione interna relativa al monitoraggio del progetto in fase di realizzazione, dall'altra il completo fallimento dell'estensione del contratto, richiesta da Catanzaro per rendere più efficienti i moduli Sanzionatorio, Risorse umane e logistiche, per i quali la commissione specifica: «si è proceduto all'affidamento all'A.t.i. di ulteriori forniture in presenza di un contratto d'appalto non ancora concluso positivamente nella sua interezza». Un disastro, ma non per l'A.t.i., che anche se ha dovuto rinunciare all'ultima "tranche" di pagamento, fermata "in corner" da Giuliani, ha comunque incassato un milione e mezzo di euro, cifra che la società riesce a raggiungere grazie ai quei 234mila euro in più previsti dall'estensione di Catanzaro. Qualcuno, dunque, non ha verificato che il progetto fosse realizzato secondo contratto e qualcun altro ha firmato assegni senza accertare che i collaudi fossero stati eseguiti e avessero dato esito positivo.