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Presi i «signori» del falso

Banconote

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Erano i falsari dell'euro, "autori" di 10 milioni in banconote da 50. Ieri otto arresti, tre a Roma. Erano i pezzi mancanti di una organizzazione composta da tredici persone, cinque delle quali acciuffate un anno fa dai carabinieri dell'Antisofisticazione monetaria in una tipografia nel Leccese, a Melissano, dove fu trovato il bottino milionario e l'armamentario per la falsificazione e la stampa. Ieri notte l'operazione "Michelangelo" cominciata due anni fa, coordinata dalla magistratura di Napoli e condotta dai militari di Roma è terminata: prima dell'alba, alle 4, i carabinieri hanno notificato le otto ordinanze di custodia cautelare. Tre riguardano insospettabili di Roma e provincia. Si tratta di un signore di 73 anni residente a Tor Bella Monaca, un cinquantacinquenne sempre nella periferia est della città, e un altro sodale di 49 anni abitante a Monteporzio Catone. Gli altri cinque sono stati presi in altre regioni, tra Campania, Calabria e Puglia. Stando agli investigatori, i cinque avevano il compito di piazzare le banconote false. Ciascuno aveva i suoi metodi e le sue zone. La regola comunque era quella di sfruttare i luoghi dove c'è uno scambio frequente di denaro, dove la fretta è tanta e per questo la distrazione può giocare brutti scherzi. Gli obiettivi erano i centri commerciali, i luoghi dello shopping. Ma non erano escluse neppure le chiese, dove chi spaccia denaro invita il prete a dire messa per un defunto che non esiste tirando fuori il pezzo da 50 per pagare l'offerta di qualche euro, scusandosi col sacerdote che deve dargli il resto con soldi veri. I tredici si conoscevano tutti, e tutti erano vecchie conoscenze dei carabinieri. Ciascuno a suo modo era un esperto: c'era lo stampatore, il fornitore di pezzi meccanici, gli incaricati di piazzare il denaro. Di solito il prezzo della banconota varia a seconda della qualità del falso. Più fedele è all'originale, più alto è il valore sul mercato. E quelle dei tredici venivano cedute all'8% per cento: 100 euro venivano pagati 8. Se i soldi passavano a un altro, questi aggiungeva un altro 8 per cento, e così via. Era una vera e propria filiera. Ai vertici dell'organizzazione, non per comando ma per ruolo, c'era il finanziatore del progetto, un napoletano che non ha scelto la Campania per mettere su la stamperia. Troppi occhi puntati. Ha preferito emigrare in Puglia, e come lui l'hanno pensata anche gli altri. Investimento iniziale circa 300 mila euro. Gli affari sono andati bene per un po'. Poi i carabinieri li hanno stroncati.

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