Il Dna scagiona un altro romeno
A tornare in libertà un uomo di 32 anni, chiuso in cella con la pesante accusa di omicidio volontario per aver ucciso nel 2004 un ristoratore di Testaccio. Un’accusa che rischiava di fargli passare i prossimi 30 anni dietro le sbarre. Ieri però i giudici della terza sezione della Corte d’assise d’appello, presieduta da Elio Quiligotti, hanno evitato che un innocente pagasse per un crimine mai commesso. La Corte ha infatti assolto con formula piena Daniel Florin Bajan, «per non aver commesso il fatto»: il 30 ottobre 2007 il Tribunale aveva condannato il romeno a 30 anni di galera per l’omicidio di Mauro Frontelli, proprietario del ristorante «Luna piena». A convincere invece i colleghi d’appello dell’innocenza dello straniero, i risultati degli esami del Dna disposti dalla Corte di secondo grado sui reperti prelevati sul luogo del delitto, cioè la casa della vittima, sui quali non c’erano tracce biologiche del romeno. Il ristoratore fu trovato morto il 26 febbraio del 2004 nel suo appartamento di via Aventina, strangolato con la cintura di un accappatoio, coperto con un lenzuolo verde e con in bocca un pacchetto di fazzoletti di carta. Le indagini puntarono subito a un delitto a sfondo omosessuale. Così, dopo pochi giorni di indagini, gli investigatori arrestarono in Puglia un altro romeno, Daniel Diaconu, che il 10 marzo 2005, seguendo il rito abbreviato, era stato condannato dal gup Palmisano a 16 anni di galera. Quest’ultimo all’inizio aveva negato le accuse, ma poi aveva deciso di confessare, affermando di aver ucciso per rapina e aveva indicato come complice un suo connazionale. Che però, in base alla sentenza di ieri, non è Daniel Florin Bajan, che rischiava di passare il resto della sua vita in una cella.