Bruciato per sfregio il bar Necci
{{IMG_SX}}Un set di tovaglie da ristorante annodate e imbevute di benzina usate come miccia per dare fuoco ai copertoni, che qualcuno ha messo davanti agli ingressi del «Bar Necci dal 1924», per bruciare l'osteria cara a Pasolini e Claudio Villa, oggi un ristorante. L'incendio è stato doloso, gli inquirenti privilegiano la pista dell'atto vandalico. Il rogo all'alba di martedì davanti al «Necci dal 1924» in via Fanfullo da Lodi 6, la strada dall'altra parte della ferrovia, rispetto a via del Pigneto, cuore della movida e isola pedonale, dove abita anche Luxuria. Ma qualcosa, per fortuna, non ha funzionato e le tovaglie collegate agli peneumatici da cui si sono sprigionate le fiamme a un certo punto si sono fermate, non sono riscite a raggiungere gli altri copertoni, altrimenti sarebbe stato un disastro. Ma i danni ci sono, e bisogna ancora contarli. «A occhio e croce ci vorranno 20 giorni di lavoro per riaprire» dice Massimo Innocenti, il titolare, famiglia di albergatori, che a giugno 2007 ha riaperto il locale, frequentatissimo (ci vengono anche da Roma Nord) ma che di giorno resta aperto agli anziani che giocano a carte, come ai vecchi tempi. Salve le cucine dove lo chef inglese Benjamin prepara branch, aperitivi e cene. «Per me si è trattato di invidia, non è stato il gesto di professionisti ma di pivelli - continua Innocenzi - l'ha detto anche qualcuno della polizia» che però non esclude la pista dell'estorsione. «Ma noi non abbiamo mai ricevuto minacce - continua - nessun tipo di intimidazione, né richieste di denaro». Ma chi sono gli invidiosi? gli altri commercianti? Innocenti non lo sa. «Chi lavora non si arrischia a tanto, anche se le tovaglie usate come miccia, non prese dal mio locale, lasciano pensare». Nel quartiere si parla di frizioni coi residenti, stufi del gran baccano che fanno gli ubriachi, che si protrae fino all'alba, all'uscita di locali, alcuni definiti «solo dispensatori di alcol». Ma a lamentarsene è soprattutto chi abita a via del Pigneto. Per qualcuno «si stava meglio quando si stava peggio» come Monica, 45 anni, nata e cresciuta in zona, come la madre, titolare di uno storico negozio di maglieria che rimpiange «i bei tempi in cui c'era la mafia calabrese, e brutte facce qui non entravano». Ma davanti alla porta del locale annerito dal fumo ieri molti residenti hanno manifestato solidarietà al titolare del Necci, anche il presidente del Municipio VI Gianfranco Palmieri (Sinistra arcobaleno).