Da Roma a Cracovia, viaggio nell'orrore della memoria
Qui, nel 1941, cominciò l'inizio della fine degli ebrei polacchi. Dapprima con la ghettizzazione, la deportazione dal quartiere ebraico, aldilà del fiume che taglia in due la città, in un agglomerato suburbano più facilmente controllabile. Quindi, a partire dal giungo del 1942, con la deportazione nei campi di concentramento e lo sterminio di massa. Da quella stessa piazza è cominciato ieri il viaggio della Memoria di duecentocinquanta studenti della provincia di Roma, che hanno visitato il ghetto di Cracovia, la sinagoga e che oggi affronteranno la prova più difficile. Aushwitz. A questi ragazzi il presidente della Provincia Nicola Zingaretti ha voluto offrire un viaggio studio affinché «alle nozioni ai giovani d'oggi si possa offrire anche una valida formazione che li aiuti a diventare uomini». Ed è la memoria il punto di partenza. Perché, secondo Zingaretti, «questi ragazzi hanno il compito di prendere il testimone della memoria e di tramandarlo alle generazioni future. Questo viaggio della Memoria ha riscosso un incredibile successo, basti pensare che per duecentoquaranta studenti che sono venuti con noi a Cracovia, altrettanti sono rimasti a casa. Verranno al prossimo viaggio, perché investire nella formazione dei giovani è un impegno primario per qualsiasi amministrazione». In quest'ottica, in occasione della ricorrenza del 4 giugno Palazzo Valentini ha istituito un premio per gli studenti delle Superiori della Provincia. Ai primi tre classificati, l'amministrazione pagherà il primo anno d'università. E, in occasione del prossimo 31 luglio - quando Primo Levi avrebbe compiuto novant'anni - il presidente Zingaretti ha in animo di organizzare una grande celebrazione nel quartiere ebraico della Capitale. Perché la Memoria appartiene un po' a tutti noi. Lo sa bene Zingaretti: «La mia bisnonna, la madre di mio nonno materno, era ebrea e fu deportata. Non arrivò mai ad Aushwitz, morì durante il viaggio. Mio nonno mi me lo ha raccontato tante volte. Ed esistono tantissime storie simile a questa. Ecco la memoria: trasformare racconti personali nella storia della collettività». Una di queste storie è quella di Leone Paserman, presidente della Fondazione Museo della Shoah, che ha esortato gli studenti a «frugare nelle soffitte» per trovare reperti da consegnare al museo. «Io - ha raccontato - ho trovato una cartolina di mia madre inviata da Varsavia: ha il timbro postale del Reich. Il Museo della Shoah? Una bellissima iniziativa avviata da Veltroni e che Alemanno, con Provincia e Regione, sta portando avanti. Entro maggio il progetto verrà completato e a fine anno, tra ottobre e novembre, cominceremo i lavori nell'area individuata vicino a Villa Torlonia. Speriamo di poterlo inaugurare nel 2012».