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Il dirigente scolastico «Non lo cacceremo È un caso difficile»

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Inmattinata un bambino di otto anni ha mandato la sua maestra in ospedale sferrandole due pugni al petto. Il dirigente del plesso scolastico «Cecconi-Pezzani» minimizza e riporta tutto alla quotidianità ma, contemporaneamente, l'insegnante-vittima racconta diversamente l'accaduto portandolo fuori dalla cosiddetta normalità. Sono le 14, dal cancello della scuola fa capolino il dirigente, Andrea Caroni. Parla della difficile realtà della scuola in generale, di guai giornalieri che possono trascendere, proprio come nell'episodio incriminato. Alla Cecconi-Pezzani, su circa 900 alunni, 50 hanno bisogno di insegnanti di sostegno per problemi dall'handicap a quelli comportamentali-mentali. Una situazione grave visto che secondo Claudio Giuliani, presidente della commissione Personale del VII Municipio, ci sono solo sette insegnanti di sostegno nel territorio, uno per quartiere, e peggiorerà «con il nuovo taglio di due milioni di euro sui fondi 2008 2009». «Non è bullismo – dice il dirigente descrivendo l'episodio – La maestra aveva dettato delle regole, come ogni giorno, il bambino non aveva intenzione di adeguarsi e ha reagito. Il piccolo è seguito fin dalla scuola dell'infanzia dall'Istituto, dalla Asl locale, dai servizi territoriali. È un caso difficile: lavoriamo per l'integrazione. La maestra sta bene. Appena successo tutto, il suo primo pensiero è stato per il bambino. Nessun allontanamento del piccolo: rimane in classe». Intanto arrivano le dichiarazioni di Claudia Copasso, l'insegnante della III D finita all'ospedale Vannini, di come lei abbia cercato di fermare quel bambino che stava per scaraventare un banco su una compagna di classe caduta a terra. Il quadro fa il paio con i racconti di alcuni genitori. «Avevamo grossi problemi già alla materna. Quel bimbo era violento. Avevo paura per mio figlio – dice Giovanna – Andai persino a dire qualcosa ai suoi genitori, ma mi hanno minacciata e dato uno schiaffo». «Inseguiva mio figlio come a volerlo trafiggere in faccia con una matita – sottolinea Carmen – L'ha scampata per un soffio. Successivamente, io e Giovanna abbiamo avuto il trasferimento in altra sezione dei nostri bambini».

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