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Quello stupro irrisolto che porta ai romeni

Racz e Loyos

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Stuprata a Villa De Santis, al Prenestino, ai confini con via Gordiani e via Casilina. È successo nella notte tra il 22 e il 23 luglio. Vittima una ragazza italiana di 23 anni. L'area si trova nello stesso quadrante dove vivevano i due romeni arrestati per lo stupro della Caffarella, Jean Alexandru Ionut e Gavrila Oltean, prima che andassero a vivere nel padiglione dell'ex fiera di Roma dove il Comune ospita i senzatetto. Una coincidenza? Forse. Quella violenza non è stata mai spiegata. Alla luce però del fermo dei due indagati, uno a Roma e l'altro a Trieste, le cose potrebbero cambiare. È quello che vogliono accertare gli investigatori della Squadra mobile. La ragazza stava camminando sul marciapiede per tornare a casa. Aveva da poco lasciato gli amici. All'improvviso un cittadino dell'Est, probabilmente romeno, giovane, l'ha fermata con una scusa: «Hai una sigaretta?». Lei non ha fatto neanche in tempo a rispondere: è stata presa per i capelli e trascinata all'interno della Villa. Durante la violenza sessuale la ragazza ha avuto la forza di non urlare, temeva che le grida avrebbero aumentato la violenza del suo aggressore. Quando il balordo si è dato alla fuga, la poveretta è corsa al commissariato Tor Pignattara dove gli agenti l'hanno subito assistita e accompagnata all'ospedale Figlie di San Camillo. Oggi nel carcere di Regina Coeli si svolgeranno gli interrogatori di garanzia di Jean Alexandru Ionut e Gavrila Oltean. Di un altro stupro si parlerà davanti ai giudici del Tribunale del Riesame. C'è da decidere la scarcerazione di Karol Racz, «faccia da pugile», uno dei primi indagati per la storiaccia della Caffarella, poi scagionato dal test del Dna, e rimasto in cella perché identificato come uno degli aggressori dalla donna violentata il 21 gennaio al Quartaccio. Il difensore del romeno, l'avvocato Lorenzo La Marca, è fiducioso. La detenzione di Racz è stata decisa sulla base della presunta pericolosità sociale legata ai fatti della Caffarella. Venuto meno il suo coinvolgimento in quel procedimento il difensore ritiene il romeno vada rimesso in libertà. Domani anche il «bondino» Alexandru Izstoika Loyos finirà davanti al Riesame. Pure lui era indagato col «pugile» per lo stupro della Caffarella. Le ragioni che lo tengono dietro le sbarre però sono altre: avendo detto di aver confessato lo stupro di San Valentino per le minacce della polizia romena è accusato di calunnia. Il suo avvocato Giancarlo Di Rosa chiederà che venga liberato.

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