Antica camiceria a rischio chiusura
Si terrà il due aprile l'incontro, forse decisivo, per salvare l'ennesima bottega storica a rischio chiusura. Dopo la Clinica delle Bambole, l'antica libreria Cascianelli, anche la camiceria Bazzocchi di via del Tritone ha rischiato ieri di dover consegnare le chiavi all'avvocato e mettere così fine a un'attività di 101 anni. A scongiurare la chiusura e avviare una trattativa con la proprietà, la Pirelli Real Estate che ha affittato l'intero edificio a Bulgari, il presidente della commissione Cultura, Federico Mollicone e il presidente dell'associazione negozi storici, Stefano Biagini, che da tempo si battono per la tutela e la salvaguardia del tradizionale, e prezioso, artigianato capitolino. Un piccolo successo, quello di ieri, quando si è riusciti a rinviare di 15 giorni la consegna delle chiavi all'ufficiale giudiziario. La parola ora passa alla politica e al sindaco Alemanno. La soluzione è già nel cassetto. «Potrebbe essere quella di diventare uno show room di Bulgari e di brandizzare il negozio, mantenendo però lo stile della famiglia Bazzocchi - suggerisce Mollicone, che ha già fatto approvare in commissione il progetto «adotta una bottega storica» - Bulgari potrebbe adottare questa bottega per esporre i suoi prodotti rilanciando così l'attività della Camiceria Bazzocchi con un ritorno d'immagine positivo della proprietà che sostiene un patrimonio storico. La mia presenza non vuole entrare nel merito del contenzioso - precisa - ma testimoniare innanzitutto l'interesse da parte dell'amministrazione di trovare una possibile soluzione per la tutela di questo negozio storico. Apprezzo molto l'atteggiamento della proprietà e ho già presentato il caso al sindaco e al capo di gabinetto con una soluzione di sintesi tra le due esigenze». Sulla vicenda è intervenuto il direttore della Cna di Roma, Lorenzo Tagliavanti che ha criticato il progetto «adotta una bottega storica». «Le botteghe artigiane non sono dei panda, cioè delle specie in via di estinzione - afferma Tagliavanti - e non si tutelano attraverso i protagonisti della grande distribuzione, che rischiano di far perdere le caratteristiche tipiche del prodotto artigianale e di fare scelte dettate in prevalenza da una logica di profitto. Quanto piuttosto intervenendo prima di tutto sui canoni di affitto che sono triplicati negli ultimi anni, costringendo molti artigiani alla resa. Gli artigiani, con il supporto di adeguate politiche, sono in grado di salvarsi da soli e non hanno bisogno dell'aiuto della grande distribuzione». Arriva puntuale la precisazione di Mollicone: «È scontato, come già ribadito su altri organi di stampa che evidentemente Tagliavanti non ha avuto modo di leggere, che a fare da mediatore, e intervenendo a sostegno delle botteghe storiche, sarebbe in ogni caso il Comune, e che il rapporto tra la grande distribuzione e il circuito delle botteghe storiche avverrebbe attraverso una convenzione con dei fondi messi a disposizione dal Comune. Auspichiamo, comunque, che la Cna prenda parte a un dialogo che è serio, tecnico e approfondito».