Asl, tumori e allarmismo
Lacarta, a volte, «canta». È il caso dell'inquinamento nella Valle del Sacco. «Chiunque, annunciando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme, è punito con l'arresto fino a sei mesi...», recita l'articolo 658 del codice penale. Ieri, la Asl RmE (dipartimento di epidemiologia) ha annunciato che avrebbe presentato una denuncia per il reato di procurato allarme (di cui sopra) in relazione a notizie stampa sulla cosiddetta «valle dei veleni». Il motivo? Nella nota dell'azienda sanitaria si sottolinea che «sono prive di fondamento scientifico le affermazioni relative all'incremento indiscriminato di forme tumorali e di malattie del sangue nella popolazione generale dei comuni dell'area». Affermazioni pubblicate da un quotidiano nazionale. La «smentita» della Asl fa riferimento a un documento dello stesso ente, battezzato «Progetto sulla salute della popolazione nell'area della Valle del Sacco» datato 30 settembre 2008. Che cosa dice? Che «si è accertato un inquinamento ambientale di ampia estensione legato alla contaminazione del fiume Sacco da discariche di rifiuti tossici di origine industriale» e che a tale contaminazione «potrebbero essere stati esposti non solo gli animali di interesse zootecnico, ma anche la popolazione umana». Ma la Asl sostiene che non sono aumentati i casi di tumore. Allora perché nel medesimo studio scrive che «l'analisi di mortalità» nel periodo 1997-2000 nella zona che comprende Colleferro, Segni e Gavignano «ha evidenziato un aumento per tutte le cause negli uomini» e che «in particolare si è evidenziato un aumento di mortalità per tumore dello stomaco e della pleura e per malattie cardiovascolari»? E ancora: «Le persone che hanno risieduto lungo il fiume hanno assorbito e accumulato nel tempo pesticidi organo clorurati» e «l'area dei tre comuni di Colleferro, Segni e Gaviganno presenta nel suo complesso un quadro di mortalità e morbosità peggiore del resto del Lazio». Le conclusioni? Noi non sappiamo con certezza come stiano le cose. Ma la Asl sostiene che non in tutta l'area sotto esame si è registrato un aumento dei tumori e di altre patologie, bensì solo in una parte di questa. E il procurato allarme? È parziale come l'incremento delle malattie? Forse sarebbe il caso che la Asl si mettesse d'accordo con se stessa.