Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Il supertestimone: "Bruciavano qualsiasi cosa"

I rifiuti all'interno delle due discariche sequestrate

  • a
  • a
  • a

L'ingegnere Nicolino Celli, responsabile manutenzione e ingegneria degli impianti dei termovalorizzatori di Colleferro, si difende e racconta: «Ho sempre fatto presente che le cose non erano a posto, vedevo cose strane e spesso dicevo a Meaglia (direttore tecnico degli impianti, ndr) che in caso di controlli sarebbero stati guai». L'ingegnere rammenta che la qualità non sempre era buona, i blocchi di metallo basso fondente in gran quantità creavano problemi al forno che aveva le feritoie di passaggio dell'aria di combustione (aria primaria) ostruite dal metallo basso fondente. «L'alluminio creava usura accentuata della griglia di combustione con frequenti rotture e perdite economiche dovute al fermo impianto per la riparazione», aggiunge Celli. Ma le rivelazioni non finiscono qui. «Una volta ostruite le feritoie, bruciando il combustibile umido si rischiava di creare incombusti dalla uscita da camera di combustione. Sulle scorie enormi quantità di metallo, ferro, rame, batterie e pile di mercurio. Spesso entravano i camion di notte, anche quando non c'era necessità perché le vasche avevano combustibile per due giorni». L'ingegnere è un fiume in piena: «Il combustibile che arrivava di notte faceva schizzare le emissioni fuori dai limiti di legge. Inoltre mi sembrava strano che i camion che entravano non venivano registrati. Situazione aggravatasi con il combustibile del nuovo impianto di Ama. Lo strano era che talvolta le emissioni avevano valori elevati in negativo, cosa impossibile e più volte segnalato». Ma la direzione diceva che era tutto ok. «Sembrava che stessimo depurando l'aria di Colleferro - continua - Avvenivano fatti strani sul sistema di analisi delle emissioni, strane manovre commesse dall'ingegnere Stefania Brida. Lei mi cacciò dalla sala in malo modo, atteggiamento che mi ha insospettito visto che allora io ero responsabile della manutenzione, ingegneria e sicurezza». Celli si difende: «A un certo punto ho cominciato a segnalare per iscritto ma la direzione non voleva saperne. Ma la storia continuava e ho inviato e-mail all'Ama, riferendo i risultati della combustione di cdr nella fossa scoria che aveva elevati livelli di ferro. Quindici giorni dopo mi hanno convocato in Gaia per affidarmi nell'aprile '07 una nuova mansione umiliante». L'ingegnere non risparmia accuse: «In tutto questo chiaramente c'è stata la complicità dei vertici precedenti di Gaia, che provenivano da Ama e quelle mie segnalazioni mi hanno bollato come personaggio scomodo. Nessuna spiegazione, ma solo sorrisi beffardi. E pensare che avevo con me una relazione tecnica per supplire ai problemi degli impianti ma il loro scopo era quello di rimuovermi affinché non vedessi né sentissi. Al mio posto è stata chiamata un'altra persona che però dopo pochi giorni si è dimessa. A quel punto è stato trovato un altro rimpiazzo: un agronomo senza alcuna esperienza di impianti. E le cose sono ancora peggiorate con decine di lettere di richiamo ai lavoratori. Un caso emblematico è stata la sospensione di Piero Basso». Alla fine le uniche note di consolazione: «Per fortuna mia moglie ha capito la mia battaglia in difesa dei principi e dei valori. La collaborazione con gli inquirenti mi ha aiutato moralmente a non mollare».

Dai blog