GRANDI MANOVRE IN REGIONE
Il patto d'Aula è realtà. Si allarga la maggioranza di Zingaretti
Proteste, finte banconote da cento euro che volano, toni accesi, la consigliera Dem Marietta Tidei fatta rientrare in fretta e furia da Edimbugo per votare. L’ultima seduta del Consiglio regionale del Lazio prima della pausa estiva va in archivio tra le polemiche. Oggetto dello scontro, l’elezione del nuovo vicepresidente della Pisana, che certifica la sottoscrizione del «patto d’Aula» e segna l’allargamento della maggioranza di centrosinistra al gruppo Misto costituito da Pino Cangemi (eletto con FI) ed Enrico Cavallari (eletto con la Lega). Finisce così l’appoggio esterno del MoVimento 5 Stelle, quella «fiducia a tempo» concessa al governatore Nicola Zingaretti dalla capogruppo pentastellata Roberta Lombardi e di fatto caduta con la nascita del governo gialloverde, oggi duramente contestato dal Pd. Insostenibile, per Zignaretti, provare la scalata al Nazareno e governare la Regione dialogando coi grillini alleati di Salvini. «Basta con infiniti mercanteggiamenti - spiega Zingaretti - Serve stabilità e chiarezza ma il confronto resta aperto. Sui temi possibili convergenze con tutti». Parole che trovano la chiusura della Lombardi: «Stavamo lavorando bene sui temi, come dimostrano le leggi su diritto allo studio e Appia Antica. Cosa le serviva, Zingaretti? Dei numeri, una maggioranza stabile in cambio di poltrone? Il voto di oggi sancisce un cambio di maggioranza». Il governatore insomma cambia schema, mettendo fine all’«anatra zoppa» partorita dalle elezioni e mettendo in sicurezza la maggioranza con l’ingresso di Cangemi e Cavallari. L’elezione di Cangemi a vicepresidente dell’Aula (al quale vanno i complimenti del fazzoniano Simeone) e quella attesa per oggi di Cavallari alla guida del Comitato di monitoraggio e l’attuazione delle leggi, certifica questo passaggio politico. I due consiglieri dovrebbero garantire a Zingaretti una maggioranza più ampia: da 26 a 25 per le opposizioni uscito dalle urne a una nuovo assetto a 27 contro 24 a favore di Zingaretti, che potrà dedicarsi più serenamente alla scalata alla segreteria del Pd. La sottoscrizione e la ratifica del «patto d’Aula» non è però immune da accese polemiche. A protestare è il centrodestra, prima in Consiglio uscendo dall’Aula al momento della voto, poi in una conferenza stampa congiunta. Massimiliano Maselli (Noi con l’Italia) ricorda la bontà del lavoro svolto in apertura di legislatura, con la spartizione delle commissioni tra tutte le forze politiche: «Quello è il vero patto, non ce n’era bisogno di uno nuovo». Fratelli d’Italia col capogruppo Fabrizio Ghera e con Giancarlo Righini rivendica la vicepresidenza del Consiglio per il centrodestra e giudica come indebita l’ingerenza della sinistra. «Non siamo in vendita» e «Saldi d’agosto» recitano gli striscioni esibiti in Aula dai consiglieri FdI. Non è da meno la Lega, che distribuisce finte banconote da 100 euro con l’immagine dell’ex leghista Cavallari e uno striscione eloquente: «No al patto d’Aula, sì allo sfratto d’Aula. Stop al mercato di Zingaretti». Per il leghista Daniele Giannini «la legislatura finisce oggi, con questo patto immorale e corrotto». Non sono da meno il capogruppo Tripodi e il segretario regionale del Carroccio Francesco Zicchieri: «Cavallari ci accusò di partecipare alla corsa per accaparrarci le poltrone subito dopo la sua espulsione dalla Lega, ma il tempo è sempre galantuomo. Non ci aspettavamo che passasse alla corte di Zingaretti tradendo la sua dignità politica». Il capogruppo di FI Antonello Aurigemma parla di «attentato alla democrazia» e ricorda al capogruppo Dem Buschini: «Le abbiamo inviato una lettera proponendo un accordo mesi fa e non ci ha risposto. Le abbiamo telefonato e non ci ha risposto». Poi la chiosa ironica: «Cavallari era in giunta con Alemanno e Cangemi con la Polverini: porteranno valori di centrodestra nella sinistra». Non mancano i mal di pancia anche nel Pd. Tanti consigliri hanno votato turandosi il naso. Eugenio Patanè auspica che il dialogo «con le forze europeiste» resti aperto. Stefano Parisi, Aurgemma e Maselli tengono aperto uno spiraglio. Festeggiano invece il vicepresidente della Regione Massimiliano Smeriglio (il vero artefice dell’intesa spiega: «Prevale il senso di responsabilità») e i capigruppo di maggioranza. Prossimo esame a settembre, quando alla ripresa approderà in Aula il collegato al bilancio. Un passaggio delicatissimo.