REGIONE LAZIO
Naufraga la mozione di sfiducia contro Zingaretti
Niente mozione di sfuducia per Nicola Zingaretti. L'atto protocollato dal gruppo di Fratelli d'Italia non ha raggiunto le dieci firme sufficienti per essere discusso in Aula. Oltre ai tre consiglieri della Meloni (Ghera, Righini e Colosimo) nessun altro consigliere regionale del Lazio ha firmato la mozione. Neppure Sergio Pirozzi, il primo a invocare un atto formale per sfiduciare il governatore. «Un fatto politico si è determinato in questa settimana, la mozione di sfiducia presentata all’ufficio di presidenza da parte di un gruppo è stata respinta perché non ha raccolto le firme necessarie. Colgo in questa scelta l’affermarsi in questa Aula della volontà maggioritaria di provare ad andare avanti», dice lo stesso Zingaretti nel corso della sua replica al termine del dibattito in Consiglio regionale presieduto da Daniele Leodori. «Questo ci carica tutti di una grandissima responsabilità», aggiunge Zingaretti a proposito della mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dai consiglieri di Fratelli d’Italia. «Ora si apre una nuova fase, un nuovo ciclo impegnativo e complicato, ma anche di grandissime potenzialità. A me spetta da oggi il compito di ridare a questa Aula un metodo e una possibile agenda condivisa». Nel corso del suo intervento, Zingaretti tocca nuovamente i temi legati al buon andamento dei conti della sanità e all’imminente uscita dal commissariamento. «Alcune regioni vengono commissariate perché fanno dei passi indietro - dice il presidente sul monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza - altre vengono premiate perché fanno dei passi in avanti. Noi avevamo 153 punti nel 2013, 140 dieci anni fa, nell’ultimo tavolo di monitoraggio siamo a 176, dove dietro a ogni punto non c’è una chiacchierata fra amici, ma c’è la valutazione degli esiti delle cure». A conclusione del suo intervento, Zingaretti ricorda la scelta di nominare, dopo un decennio di commissariamento, un assessore alla sanità, che prima non c’era, come segnale di dialogo e confronto nella commissione Salute del Consiglio, in vista della conclusione del piano di rientro dal disavanzo sanitario, prevista per la fine dell’anno. Zingaretti torna anche sui temi del terremoto e degli investimenti per opere pubbliche. «Abbiamo anche un’altra possibile manovra - ha detto a tale proposito - che costa alcune decine di milioni. Dovremo decidere, se avviare - attraverso l’apertura di un grande nuovo mutuo da aprire e pagando noi, come Regione, la rata - una stagione di investimento di oltre un miliardo di euro per la messa in sicurezza degli edifici pubblici, che permetterebbe l’adeguamento sismico almeno delle scuole e una parte degli ospedali della nostra regione». «Sono assolutamente cosciente di essere presidente di una regione che non può godere di una maggioranza», dice Zingaretti a proposito degli equilibri d’Aula. «Si tratta di una situazione assolutamente inedita - prosegue il governatore - nella quale ci troviamo a lavorare. C’è stata una vittoria ma la situazione è complessa, non dobbiamo negarlo». I lavori dell’Aula della seduta di insediamento dell’undicesima legislatura, conclusa formalmente oggi con il dibattito generale che ha visto protagonisti gli esponenti delle forze politiche presenti alla Pisana, si erano aperti con un minuto di silenzio e di raccoglimento, per la recente scomparsa dell’ex consigliere regionale Stefano Zappalà. La replica di Zingaretti è giunta dopo una serie d’interventi, durante i quali il governatore del Lazio ha incassato una sostanziale apertura di credito dall’Aula, rispetto alle dieci missioni prioritarie annunciate l’11 aprile scorso. «Non un programma ma un’agenda di lavoro», come tiene a precisare Zingaretti. L’idea di un’agenda condivisa e di metodo innovativo di governo, lanciata da Zingaretti alla luce della mancanza di una maggioranza numerica uscite dalle urne è stata declinata, con gli inevitabili distinguo, dai principali gruppi consiliari, a completamento degli interventi della sessione passata ad opera dei candidati presidenti Lombardi, Parisi e Pirozzi. «Sarà un percorso difficile, noi siamo disponibili al dialogo su temi concerti, ma solo nel segno di una netta discontinuità e di una maggiore attenzione alle istanze dei cittadini», spiega in apertura Giuseppe Simeone per Forza Italia. Di «senso della responsabilità su grandi obiettivi» parla Massimiliano Maselli (Noi con l’Italia), mettendo da parte «ideologismi e massimalismi» per il bene comune. Al proprio esordio alla Pisana, la Lega, rappresentata dal capogruppo Angelo Orlando Tripodi, pone l’accento sui problemi della sanità e sul diritto alla casa, chiedendo risposte concrete e rapide. Fratelli d’Italia, per bocca del capogruppo Fabrizio Ghera, rivendica e rilancia la possibilità di porre all’attenzione dell’Aula una mozione di sfiducia per tornare al voto: «Non faremo da stampella a nessuno, ma lavoreremo su provvedimenti che giudicheremo positivi per i cittadini». Il Partito democratico, con il capogruppo Mauro Buschini, pone l’accento sia sui singoli provvedimenti su cui convergere, sia sul concetto stesso di «sfida politica» lanciato da Zingaretti. «Si tratta di un’opportunità per questo nuovo Consiglio regionale, in cui vediamo anche ampi margini di autonomia per incidere ciascuno con il proprio contributo, con le proprie idee ed energie», ha detto, ricordando con favore i provvedimenti che nella passata legislatura hanno già ottenuto consensi trasversali. Sempre dai banchi della maggioranza, Daniele Ognibene (Leu) ha rivendicato i meriti dell’alleanza larga nel centrosinistra che ha consentito un’inversione di tendenza nel Lazio rispetto ai dati politici nazionali, mentre Alessandro Capriccioli (+ Europa Radicali) ha sposato in pieno la proposta di Zingaretti di lanciare gli stati generali della sanità, auspicando la modernizzazione del ciclo dei rifiuti e maggiori investimenti su formazione e centri per l’impiego. Per Paolo Ciani (Centro Solidale), la stella polare sarà «combattere le diseguaglianze, tenendo a mente la nostra Costituzione e in particolare l’articolo tre». Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) auspica «un bagno di realtà, per uscire dall’autoreferenzialità della politica e prendersi cura dei destini individuali e collettivi, partendo proprio dalle dieci sfide lanciate dal presidente».