CRISI GIALLOROSSA

Il gelido inverno romanista (anche se fa caldo)

Alessandro Austini

La foto del momento: punizione sulla trequarti offensiva guadagnata da Dzeko nei minuti finali, un'occasione quasi insperata per tentare il pareggio, Pellegrini, che ne ha già calciata una sulla barriera, non sa cosa fare e appoggia il pallone a Veretout il cui cross è totalmente innocuo, con i compagni quasi fermi in area, spenti, arresi, come se sapessero già che è tutto inutile e bisogna attendere solo il fischio finale. Se non direttamente il game over di un'altra stagione deludente, la seconda di fila. La Roma non c'è più. Non ci crede, regala gol a ogni avversaria e, Dzeko a parte, non si avvicina neppure a segnare. I numeri e le prestazioni del 2020 sono disastrosi, in campionato ha addirittura due punti in meno dell'anno scorso, è fuori dalla Coppa Italia e prossima a ripartire dai sedicesimi di Europa League. Ma con zero fiducia. Ci risiamo, l'inverno giallorosso è una sentenza, anche quando la stagione, come adesso, è anomala dal punto di vista climatico. Nelle ultime trenta stagioni, per ben 13 volte ha compromesso tutto da gennaio in poi: la storia parla chiaro e si ripete con protagonisti completamente diversi. Anche stavolta è partita per le vacanze natalizie col vento in poppa, quattro gol rifilati alla Fiorentina a domicilio e soli sette punti dalla vetta, nel giro di nove partite la squadra di Fonseca ha distrutto praticamente tutto. Ma al peggio non sembra esserci fine, perché erano 45 anni che la Roma non ricominciava così male dopo la sosta di fine anno solare. Il contrario di quanto accade di solito alle squadre nuove - e quella giallorossa per obblighi di bilancio cambia sempre molto di anno in anno - perché la normalità vorrebbe una crescita costante e qui invece il massimo consentito sono tre mesi buoni prima di sciogliersi all'improvviso. Come può la Roma delle ultime partite essere la stessa vista contro Milan, Napoli, Inter e Fiorentina? Come può aver giocato un derby a mille e poi sgretolarsi di fronte a Sassuolo e Bologna? A Bergamo ha provato a fare qualcosa in più ma è bastata un'Atalanta normalissima per segnare due gol in dieci minuti e vincere con discreta scioltezza. Fonseca ha provato a impostare una partita da squadra "inferiore" ma affidandosi ai giocatori di qualità, azzerando la mediana. Un controsenso. Che senso aveva tenere fuori Veretout quando era l'unico superstite dei centrocampisti? Adesso tocca a lui finire sul banco degli imputati, come tutti i suoi predecessori dal post-Capello in poi. Qualcosa sta sbagliando anche il portoghese, ma possibile che a Trigoria diventino tutti brocchi nel giro di pochi mesi? A Fonseca restano tre mesi per smentire il teorema.