Petrachi e la pressione che divora i ds romanisti
Il dirigente si sente sotto tiro. Come i predecessori
Uno parlava con tutti e prometteva: "Ve la faccio forte forte questa Roma". L'altro sembrava uno scrittore e viveva di iperboli e di scontri a muso duro. Quello dopo veniva da un altro mondo doveva aveva vinto tutto, si sentiva forte, pronto, adatto e rispondeva a chiunque con lo stesso garbo. Un altro ancora ha vissuto in silenzio i pochi mesi che gli sono stati concessi in prima linea, l'ultimo ha mostrato il petto sin dal primo giorno. Pradè, Sabatini, Monchi, Massara e Petrachi: sono gli uomini che hanno gestito l'area sportiva giallorossa nell'era post-scudetto e, prima o poi, hanno tutti sbattuto sullo stesso muro invalicabile. La maggior parte di loro impazzendo o quasi. Oggi è stato il turno dell'attuale direttore sportivo salentino, che doveva presentare i nuovi acquisti Perez, Villar e Ibanez e si è invece ritrovato costretto a partire con un lungo monologo per difendersi dagli attacchi che ha percepito negli ultimi giorni da parte dei media. Ha parlato di "calunnie" citando tre testate, tra cui Il Tempo ma solo per un lapsus corretto con immediate scuse, ha cercato di ricostruire la verità sulla gestione di questo periodo difficile, ha chiesto rispetto per i suoi metodi che continuerà a utilizzare "fino a quando sarò qui". Come se, in cuor suo, già sapesse di avere un mandato temporaneo nonostante il contratto firmato con la Roma la scorsa estate scadrà nel 2022. Insomma un altro diesse vittima dalla pressione, che si ritrova a utilizzare le energie per difendere se stesso più che dedicarle alla squadra. Petrachi occupa la poltrona più scottante della città dopo quella del sindaco, perché della Roma parlano tanti, tutti, ogni giorno. E alla fine, se sei un letterato, uno spagnolo distaccato o un salentino sanguigno a cui piace parlare senza mezzi termini, rischi di finire schiacciato.