
Conte punta a fare l'anti Meloni. Rivolta dei riformisti del Pd: "Così Elly sta sbagliando tutto"

Tanta fatica per stendere il tappeto rosso al “Re di Prussia”. Ed ecco dove ha portato lo slogan di Elly, «testardamente unitari». Al trionfo di Giuseppe Conte, riuscito a piegare il Pd alla sua linea politica e ora potenzialmente in grado di superare la segretaria in primarie di coalizione. E fare il "federatore" spalleggiato da Angelo Bonelli e da Nicola Fratoianni. Sussurri e grida della minoranza dem, che riflette dopo il "trionfo" dei Fori Imperiali, la parata 5 stelle che ha segnato il primo traguardo raggiunto dall’ex presidente del consiglio: di fatto annettersi la coalizione. Con l’inchino tributato dal Nazareno, l’abbraccio di Francesco Boccia, simile ad una resa senza condizioni. A nulla è valsa la piazza bolognese di Matteo Lepore e Sara Funaro, se non ad amplificare, nel confronto, il successo dei pentastellati. Riconosciuti ormai da ampi settori della sinistra militante, nel corteo di sabato sfilavano Michele Santoro, Pino Arlacchi, l’associazionismo di "famiglia", Arci, Acli, Anpi, settori importanti del tradizionale pacifismo cattolico.

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Per i riformisti, quindi, la direzione di marcia intrapresa da Elly Schlein rischia di finire con un clamoroso autogol. «Con Enrico Letta fummo i primi a schierarci senza dubbi dalla parte dell’Ucraina, dopo qualche anno consegnamo la vittoria ai nostri avversari di allora», bofonchia un deputato di Energia Popolare, «non metta il mio nome, ma sappia che siamo in tanti a pensarla così». Uno che esprime chiaro e tondo il suo dissenso è il senatore Filippo Sensi, che il giorno dopo la manifestazione 5Stelle, scrive sui social: «La capitale ucraina si ritrova sotto il fuoco dei missili di Putin. Ancora sangue innocente, ancora orrore, ancora vergogna. Ecco. Vergogna». Allegando proprio un intervento dal palco della parata contiana. Poi c’è Giorgio Gori, che in una lettera pubblicata sul Foglio spiega: «dire che siamo "per la difesa comune", ma contro il riarmo è quanto meno un’ingenuità, o a pensar male un barbatrucco». Guarda caso l’escamotage del Nazareno, che ha sempre messo in contrapposizione i due aspetti. Con uno schema di gioco confuso: il Pd ha votato contro, a favore, si è astenuto. Ha tentato di cavalcare l’anima pacifista, finendo irrimediabilmente a fare il gregario dell’avvocato di Volturara Appula. Che è riuscito a portare in piazza il suo "carrozzone", senza ricorrere alle casse del sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

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La vice presidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, prima ricorda che tra i titoli principali della Tv russa sabato compariva proprio la sfilata del M5S. Poi letteralmente si sfoga: «Raccontare un’Europa matrigna che soffia sul fuoco della guerra, ignorare i massacri di Putin in Ucraina significa utilizzare ancora una volta il populismo come cifraA». Insomma due posizioni sempre piùlontane all’interno del Pd, difficile, per gli uni e per gli altri, fare finta di niente e rifugiarsi nel mantra «siamo un partito che discute».Anche perchéi quasi amici di via di Campo Marzio, usano come "arma" di sfondamento le divisioni che lacerano gli alleati. Duranteil corteo che ha attraversato la Capitale sabato, alla delegazione dem veniva chiesto bonariamente proprio «come farete a far tacere la Picierno?» Ottenendo come risposta l’ammiccante sorriso di Francesco Boccia e Marco Furfaro. Il tutto mentre l’ex presidente del Consiglio mette in chiaro: non si può prescindere dalla pace e dal no al riarmo come pilastri per un'alternativa a questo governo di destra».

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Tradotto: la linea è la nostra, più facile che sia io ad essere l’anti Giorgia alle prossime elezioni politiche. Contando anche sul gioco di sponda con Alleanza Verdi e Sinistra, interlocutori che non hanno problemi a sdraiarsi sulla comoda piattaforma degli ex grillini. Riconoscendo a Giuseppi l’esperienza e l’abilità, d’altra parte è già stato, e per ben due volte, a Palazzo Chigi. Elly Schlein in fondo ha tutto il tempo per farsi le ossa e nel frattempo fare da sparring partner al “federatore”. La resurrezione dell’asse giallo rosso, con la stessa gerarchia e gli stessi ruoli. Infatti è Andrea Orlando a pronunciare la sentenza: «Vedo un insistente boicottaggio del cosiddetto campo largo anche da pezzi del Pd». Il veleno è nella coda: «Nel 2022 abbiamo visto la rottura con i 5 Stelle come è andata a finire. C'è un altro schema di gioco? Lo si dica». Come in una storica hit di Lucio Battisti: «Ancora tu. L’incorreggibile Ma lasciarti non è Possibile».
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