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Dazi, la strategia di Meloni: patto con imprese e sindacati per sconfiggere la crisi

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"Un nuovo patto" con imprese e sindacati per far fronte alla crisi dei dazi. La premier Giorgia Meloni convoca il mondo produttivo e anticipa la strategia dell'Italia: no all'escalation, negoziato con gli Usa per arrivare alla formula 'zero per zero' e fino a 32 miliardi che il governo può mettere in campo, stornandoli dai fondi europei. "Il nostro obiettivo è utilizzare la crisi per rendere il nostro sistema economico più produttivo e competitivo", ha rimarcato, 'Krisis' significa decisione e "la crisi impone di stabilire le priorità di scelta", che Meloni ha elencato al tavolo con il modo produttivo a Palazzo Chigi. Più di quattro ore con i leader delle organizzazioni datoriali - mentre i sindacati non sono stati convocati -, ricevuti in tre round: prima Confindustria e il mondo della moda, poi le Pmi, infine le associazioni dell’agroalimentare. Al tavolo i ministri competenti, Giancarlo Giorgetti, Adolfo Urso, Tommaso Foti, Francesco Lollobrigida e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, in collegamento i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. L'impatto che si teme è pesante: il terremoto dazi potrebbe ridurre di 11,9 miliardi di euro in due anni la crescita dei consumi delle famiglie, secondo una stima di Confesercenti.

 

 

Le imprese sollecitano "diplomazia economica" per aprire nuovi mercati, come ha detto Marco Granelli, presidente di Confartigianato. Confindustria nei giorni scorsi aveva messo sul tavolo la proposta di allargare il perimetro del piano Transizione 5.0, collegato al Pnrr, che conta 6,3 miliardi di incentivi per gli investimenti in digitale e ambiente e secondo le stime invece assorbirà solo 2 miliardi. Confcommercio chiede un negoziato tra l'Ue e gli Stati Uniti che tenga conto non solo delle esportazioni europee di beni, ma anche del forte squilibrio a favore degli Usa nei servizi, soprattutto tecnologici e finanziari. "Sono ancora in corso approfondimenti specifici relativamente al nuovo scenario" ed è "molto difficile valutare con precisione quali saranno le conseguenze effettive prodotte da questa nuova situazione sul nostro Pil", ha esordito Meloni, che però è tornata a definire "profondamente sbagliata" la decisione dell'amministrazione Trump. La linea dell'Italia è quella di esplorare "la possibilità di azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti con la formula 'zero per zero'", un negoziato "che deve vederci tutti impegnati e a tutti i livelli, che vede impegnati noi e che impegna me", ha detto la premier, annunciando la sua missione a Washington per il 17 aprile. Quindi le risorse che il governo può mobilitare. "Abbiamo individuato nell'ambito della dotazione finanziaria del Recovery italiano e della sua prossima revisione circa 14 miliardi di euro - ha spiegato la premier -, che possono essere rimodulati per sostenere l'occupazione e aumentare l'efficienza della produttività". "Un'ulteriore opportunità che intendiamo cogliere - ha sottolineato - è quella della revisione della politica di coesione, che la scorsa settimana è stata approvata dalla Commissione su proposta del vicepresidente Fitto".

 

 

L'Italia ha 75 miliardi di euro (42,7 europei, gli altri cofinanziamenti nazionali) da spendere fino al 2029, distinti in 26 miliardi di euro assegnati ai programmi nazionali e 43 ai programmi regionali, "in questo ambito - ha aggiunto - circa 11 miliardi di euro possono essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti. Anche in questo caso la riprogrammazione deve essere definita d'intesa con la Commissione europea". Tra le risorse disponibili, il governo calcola infine quelle del Piano sociale per il clima, che prevede per il nostro Paese circa 7 miliardi ed è destinato a ridurre i costi dell'energia per famiglie e microimprese, attraverso misure per compensare i costi logistici e incentivare le tecnologie pulite. Queste le risorse che potrebbero essere quindi riallocate. "Da subito - ha garantito Meloni - intendiamo attivarci per avviare un forte negoziato con la Commissione Ue per un regime transitorio sugli aiuti di Stato e una maggiore flessibilità nella revisione del Pnrr, nell'utilizzo dei Fondi di coesione e nella definizione del Piano sociale per il clima".

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