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Baldassarri: «Libero scambio tra Ue e Stati Uniti Von der Leyen segua il modello Chigi»

L'ex viceministro all'Economia: «La mossa europea dovrebbe essere dazi a zero su tutto. Conviene soprattutto agli americani»

Edoardo Sirignano
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«Settanta anni di teoria economica, mi inducono a dire che i dazi sono sempre un gioco a somma negativa. Colpiscono chi li riceve e chi li fa». A dirlo Mario Baldassarri, ex viceministro dell’Economia ed attualmente presidente dell’Istituto Adriano Olivetti di Ancona.

In base a cosa lo sostiene?
«La controprova sono settanta anni di prosperità che abbiamo avuto nell’Occidente. All’inizio del millennio, poi, l’ingresso della Cina nel Wto ha fatto uscire dalla povertà 3 miliardi di persone. Questo è l’effetto del libero commercio».

La sorprende che gli Stati Uniti, in queste ore, stanno valutando una moratoria di 90 giorni? 
«La moratoria, a mio parere, serve per riflettere. L’aspetto che mi sorprende è che in precedenza non abbiano valutato le considerazioni che le ho appena fatto. Trump ha posto un problema che è quello del deficit della bilancia commerciale. Non considera, però, che se aggiungiamo alle merci i servizi, in particolare quelli finanziari, siamo quasi in pareggio ed in più ci sono 350 miliardi di risparmio europeo che sono investiti ogni anno negli USA. Poi, bisogna tener conto anche di un altro aspetto». 

Quale?
«Se l’obiettivo è riequilibrare il deficit commerciale americano, lo strumento dei dazi è sbagliato perché rallenta la crescita e aumenta l'inflazione, nel mondo ma anche negli stessi Stati Uniti».

La mossa della Von der Leyen è "dazi a zero sull’industria americana". Come giudica tale decisione?
«Dovrebbe mettere sul piatto dazi a zero su tutto l’interscambio, cioè un’area di libero scambio tra Stati Uniti e Europa. Ci guadagnerebbero entrambe le parti».

La presidente della commissione europea, dunque, prende a modello la linea Meloni?

«Giorgia Meloni ha ragione quando dice che occorre fermezza e pacatezza e soprattutto occorre trattare con gli USA, magari partendo proprio da una prospettiva di ridurre i dazi e non aumentarli. Spero che l’Europa la segua. Conviene a tutti. In queste condizioni, è un errore replicare con altri dazi. Sarebbe masochistico. La risposta, al contrario, deve essere in positivo».

Come?

«Concordando una discesa reciproca dei dazi verso un’area di libero scambio Usa-UE». 

Nella trattativa quanto è importante il ruolo di Musk e di tutti quegli imprenditori che hanno finanziato Donald e che in queste ore temono il peggio per i loro affari?
«Già due mesi fa ho segnalato una possibile rotta di collisione tra Trump e Musk. D’altronde, come ogni tycoon, avendo previsto i crolli di borsa, non poteva essere d’accordo con tale linea. Parliamo di centinaia di miliardi di valore perso. Chi produce la Tesla in una filiera di componentistica distribuita in tutto il globo, certamente non può accogliere i dazi con favore».

Quale sarà, invece, la conseguenza di quanto annunciato dalla Casa Bianca sulle nostre tasche?
«Bisogna innanzitutto dire che le conseguenze di tutto ciò si avvertiranno soprattutto sulle tasche americane. Il crollo della borsa negli Usa incide su tutti i cittadini. Attraverso i fondi pensione, investono in borsa molto più di noi. Da parte nostra, se ci sarà un effetto, sarà europeo e non certamente solo italiano».

Come deve comportarsi, pertanto, il vecchio continente?
«Deve agire come un solo blocco. Se ogni Paese decide autonomamente, è un fallimento assicurato»

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