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Guerra in Ucraina, Meloni dice no all'invio di truppe. Unità tra i “volenterosi” sulle sanzioni

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Avanti con l'invio di una forza di supporto in Ucraina, no alla revoca delle sanzioni alla Russia, sì a negoziati veri di pace con l'impegno di Mosca. Sono questi i punti emersi dal vertice dei cosiddetti 'volenterosi' a Parigi. Dopo i primi tre incontri convocati dal presidente francese Emmanuel Macron e da quello britannico Keir Starmer, questa volta nella capitale francese sono accorsi i leader di trenta paesi, più l'Ue e la Nato. A Londra il 2 marzo erano presenti 16 Paesi, ma appunto era su invito del premier britannico. Oggi il formato era aperto a chiunque volesse aderirvi e all'incontro erano presenti i leader di 23 Stati Ue, compresa l'Italia, mentre erano assenti Ungheria e Slovacchia per le loro posizioni contrarie, Malta e Austria, perché storicamente neutrali. Rappresentate anche Norvegia, Islanda, Canada, Australia e ovviamente il Regno Unito, promotore assieme alla Francia della coalizione dei volenterosi.

 

 

Dai leader è arrivato un consenso unanime sul fatto che non è il momento ora di allentare le sanzioni alla Russia, come richiede Mosca e come potrebbero volere anche gli Stati Uniti. Anzi, semmai la pressione sul Cremlino va aumentata. C'è poi la forza di supporto all'esercito ucraino che ora si chiamano "forze di rassicurazione". Nei prossimi giorni sarà inviata sul suolo ucraino una squadra franco-britannica anche per capire cosa serve agli ucraini, dove e quante unità dovranno essere dispiegate. Macron ha spiegato che non saranno sulla prima linea del fronte, quella spetta agli ucraini, ma che, se verranno attaccate dovranno rispondere. Su questa forza c'è il sostegno di molti stati membri, ma non c'è l'unanimità. D'altronde, spiega il presidente francese, non è necessaria e chi vuole aderirvi lo farà. L'Italia, ha ribadito la presidente Giorgia Meloni, non ne farà parte, a meno che non ci sia un cappello Onu, che per ora non c'è. Per inviare soldati sul suolo ucraino non c'è bisogno nemmeno dell'assenso di Mosca, precisa Macron, un altro elemento che allontana l'ipotesi di scarponi italiani a Kiev.

 

 

"Londra e Parigi continuano a escogitare piani per l'intervento militare in Ucraina mascherandoli come una sorta di missione di mantenimento della pace", è la reazione da Mosca di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. Nel filo rosso tra Casa Bianca e Cremlino, l'Europa e i partner dalle idee simili stano costruendo un'alternativa parallela ma non in contrasto con i negoziati in corso. Macron ha sentito il presidente Donald Trump prima del vertice, condivide con lui le sue mosse, ma non esclude che l'Europa possa fare da sola se lo scenario dovesse vedere una frattura. Di tutt'altro avviso è la premier Meloni che sottolinea "l'importanza di continuare a lavorare con gli Stati Uniti per fermare il conflitto e raggiungere una pace che assicuri la sovranità e la sicurezza dell'Ucraina, auspicando il coinvolgimento di una delegazione americana al prossimo incontro di coordinamento". La leader italiana insiste sul fatto che garanzie di sicurezza solide e credibili "debbano trovare fondamento nel contesto euroatlantico, anche sulla base di un modello che in parte possa ricalcare quanto previsto dall'articolo 5 del Trattato di Washington". Ipotesi su cui - riferisce Palazzo Chigi - il presidente Macron ha sollevato con interesse l'opportunità di un approfondimento tecnico". Certo per ora i negoziati su iniziativa Usa no stanno procedendo per il meglio, è il giudizio dei leader occidentali della coalizione dei volenterosi. Per Macron la Russia "sta fingendo", Starmer dice che "sta giocando". Mosca "negli ultimi giorni e nelle ultime settimane ha finto di aprire trattative per scoraggiare l'avversario e allo stesso tempo intensificare gli attacchi", rimarca l'inquilino dell'Eliseo, e questo è da evitare nei negoziati "veri", quelli a cui l'Europa spera di poter partecipare.

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