
Prodi, video lo sbugiarda ma le scuse non arrivano. Silenzio di Schlein & Co.

Lo scivolone del Professore. Smentito anche dalla nuova angolazione del video che riprende il battibecco con la giornalista di Quarta Repubblica. Scena principale: Romano Prodi arriva all’Auditorium di Roma, è sabato mattina, poco prima aveva parlato il suo "pupillo", Ernesto Maria Ruffini. L’ex presidente del consiglio nell’atrio è fermato da Lavinia Orefici, inviata del talk di Nicola Porro che gli sottopone il passaggio del manifesto di Ventotene letto da Giorgia Meloni a Montecitorio.

Prodi smentito dal nuovo video. Cosa fa ai capelli della giornalista: la verità | GUARDA
La giornalista ha modi garbati, lui risponde subito stizzito: «Ma che cavolo mi chiede? Il senso della storia ce l’ha lei o no?» e prosegue in un crescendo di insolenza. Il fermo immagine chiarisce ogni dubbio: il professore avvicina una mano sulla spalla della giornalista e le tira una ciocca di capelli. Esattamente come aveva detto la Orefici a botta calda («Ho sentito la sua mano fra i miei capelli»), una versione dei fatti rettificata da Prodi.
Non un gesto violento, come la giornalista ha sottolineato: «le cose più gravi sono le inaccettabili parole, inappropriate e paternalistiche contro una giornalista che pacatamente ha chiesto un commento». Per la Orefici: «Dispiace che il presidente non si sia semplicemente scusato per il gesto che si vede nel video».
Ora mettiamo da parte la scena dell’Auditorium e passiamo ad un "prequel". In un luogo pubblico, un importante padre nobile di un dato schieramento politico, insolentisce, sfiora fisicamente una giornalista, le tira una ciocca di capelli, infastidito da una domanda posta gentilmente sull’attualità politica. Azzeriamo Romano Prodi, ed al suo posto inseriamo dei nomi a caso: Ignazio La Russa, Matteo Salvini, Antonio Tajani. Per dire che a parti invertite, le reazioni della sinistra sarebbero state veementi: l’arroganza del potere, il paternalismo, il maschilismo, il me too. Insomma, quello che dice Nicola Porro: «Che fine hanno fatto le storie degli uomini che non devono sopraffare le donne? E il sessismo? E il paternalismo maschilista?».
Una narrazione che il Pd sembra dimenticare, se sotto accusa ci finisce un suo illustre esponente. Al Nazareno infatti le bocche restano cucite, a partire da quella di Elly Schlein che ha altro da fare. Sul taccuino dei cronisti, sono finite solo due dichiarazioni, e naturalmente a favore del fondatore dell’Ulivo: il redivivo Enrico Letta che da Madrid posta un selfie con il maestro e Gianni Cuperlo che minimizza, «la destra è malconcia se crea un caso politico dal nulla».

Cerno a Quarta Repubblica: ecco "il vero Prodi" e quella sinistra "che fa la morale"
Il centrodestra invece attacca. Con il leader della Lega Matteo Salvini che commenta: «Ho visto Prodi trattare in maniera indegna e volgare una giornalista che ha fatto una domanda, eh.
Uno risponde, non manda a quel Paese». Fratelli d’Italia si esprime sui social: «È bastato davvero poco per farli andare in escandescenza e la cosa che stupisce è il silenzio dei loro compagni di partito. La vecchiaia rende saggi, ma non tutti. Che triste declino». Oltre all’ex presidente Ue, Fausto Bertinotti che l’altro giorno in Tv si era lasciato scappare: «A Giorgia Meloni avrei tirato un oggetto contundente». Per il vicesegretario della Lega Andrea Crippa: «Peggio di loro due, c’è solo l’assordante silenzio di Elly Schlein».
Che non difende Romano Prodi e non solidarizza con la giornalista di Quarta repubblica. Come se il fatto non fosse successo. Bazzecole insomma. O timore di infastidire un decano, noto per la sua proverbiale collera. Anche all’apice del potere, quando le sue ramanzine trapassavano i muri di Palazzo Chigi. O quelli di piazza dei Santi Apostoli, dove sorgeva la sede del suo primo movimento politico, l’Asinello. Un po’ come se lui fosse ancora professore e tutti gli altri allievi da contraddire. Insomma guai a disturbare il professore. il solito doppio standard: paternalisti sono sempre gli avversari.
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