
Prodi, silenzio di Schlein sul gesto contro la giornalista: presi per i capElly

Come una comparsa in un film di Nanni Moretti. Quello (“Palombella rossa”) in cui un deputato del Pci perde la memoria e a bordo piscina schiaffeggia una giornalista: «Come parla, le parole sono importanti». In pratica una scena gemella a quella di sabato all’Auditorium, con il Professore che sbotta davanti ad un microfono: «Che domanda del cavolo mi fa?», maltrattando la sfortunata giornalista di Quarta Repubblica. Per dire la stessa permalosità: «Come si permette, lei non sa chi sono io». La permalosità di Prodi innesca una sorta di reazione pavloviana. Simile a quella dell’aprile del 2013 quando il Professore torna in fretta e furia dall’Africa sperando di trasferirsi al Colle. Ed invece viene trafitto dai famigerati 101 franchi tiratori (che in realtà furono 120), provocando l’indignazione di tutta la sinistra (e di una Elly Schlein alle prime armi) contro una sua fazione, responsabile del malfatto. Allora come oggi, infatti il primo a chiedere la solidarietà al bizzoso ex Presidente del Consiglio è un suo antico discepolo, Enrico Letta, che da Madrid (ha un incarico come decano alla School of Politics, Economics & Global Affairs) posta una foto con il maestro, accompagnata dall'hashtag #iostoconRomano. L’altra faccia della medaglia è invece il silenzio del Nazareno per la vittima dell’aggressione: la giornalista Lavinia Orefici, una professionista responsabile di aver fatto una domanda al "mostro sacro". Non una parola da Elly Schlein, figuriamoci da Laura Boldrini e dalle donne del Pd, generalmente solerti a denunciare fatti del genere. Letteralmente scomparse.

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La reazione scomposta del Professore ha scatenato invece un vespaio di polemiche a destra. Con il ministro degli affari europei Tommaso Foti che tuona: «Che dire? Nostalgia, nostalgia canaglia, di una sinistra violenta che sbaglia». Già perché nel dies irae della gauche, si ritaglia il suo spazio di “celebrità” un altro "eroe" del passato: Fausto Bertinotti. L’ex presidente della Camera, nel salotto televisivo di Massimo Gramellini su La7, si lascia andare ad antiche pulsioni, e commentando le polemiche seguite alle affermazioni della presidente del Consiglio, si dimentica del tutto del freno a mano. «Io che sono un non violento avrei lanciato un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio, prendendola o non prendendola, facendomi espellere», si infervora Bertinotti, magari rinvangando gli scontri del passato. Insomma la doppia rosicata dell’inedita coppia dell’Ulivo (Bertinotti liquidò il governo Prodi definendolo come Vincenzo Cardarelli: «Il più grande poeta morente») torna a conquistarsi gli onori della cronaca. Con la leghista Laura Ravetto che li accomuna: «Peggio di Bertinotti e Prodi c'è solo il silenzio vigliacco delle femministe e delle donne di sinistra». E la senatrice di FdI Laura Zedda: «Insomma, Schlein e le donne del Pd hanno deciso di rimanere in silenzio? Allora, è il caso davvero di dire che di donne come voi non ce ne facciamo niente, se non siete capaci di trovare la voce per difendere una donna maltrattata sul posto di lavoro».

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Il capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio Galeazzo Bignami rincara: «Siamo davvero preoccupati per questi atteggiamenti, che rischiano di avvelenare il clima politico, peraltro già reso delicato come mostrano le continue aggressioni, minacce e intimidazioni di cui sono oggetto esponenti del centrodestra e in particolare Fratelli d'Italia e la stessa Giorgia Meloni». Il suo omologo al Senato Lucio Malan: «Parole gravissime, accompagnate da risate più oscene e vergognose delle dichiarazioni di Bertinotti, che continuano a rimanere senza alcuna presa di distanza dalla sinistra». Il mutismo del Pd viene rotto solo per abbozzare una difesa per il fondatore dell’Ulivo. Come tenta di fare il deputato dem Gianni Cuperlo: «Se la destra arma una polemica sul nulla vien da pensare siano davvero malconci. Al Professore l'augurio di una serena domenica e la solidarietà (perché le «domande del cavolo» temo proseguiranno), ma il tempo di qualche saggezza presto o tardi ritornerà». Enrico Letta e Gianni Cuperlo però sono praticamente tra i pochi esponenti del Pd che commentano la giornata, per dire che se non arriva la solidarietà alla giornalista di Quarta Repubblica, non scatta neanche la difesa verso i padri nobili del passato. Alla fine a prevalere è l’imbarazzo, difficile sostenere le bizze dell’ex Presidente del Consiglio.

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