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Sinistra unita solo su Ventotene. Peccato che al Pci non piacesse

Aldo Rosati
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«Nel 1984 nell’Euro Parlamento in occasione della votazione sul trattato Spinelli il gruppo socialista impedì ad Altiero di intervenire, riuscì a farlo grazie a Marco Pannella che gli cedette parte del suo tempo». Il ricordo personale è di Maurizio Turco, storico braccio destro del leader radicale, e attuale segretario del Partito Radicale. Già i radicali, che grazie ai solidissimi rapporti tra Ernesto Rossi e Pannella, si considerano, a ragione, tra i pochissimi eredi del Manifesto di Ventotene. Contestando, di fatto, l’improvvisa appropriazione della sinistra. Continua Turco: «Alla manifestazione del 15 in Piazza del Popolo Elly Schlein ha detto che il Pd è federalista. Sarà una buona notizia nel momento in cui convincerà il partito socialista europeo ad assumere iniziative concrete, non tanto nel parlamento europeo ma in quelli nazionali e, in particolare, a far prendere iniziative dai governi nazionali che sono guidati dai socialisti». Come a dire zero tituli, la segretaria del Pd scopre Ventotene solo per rispondere a Giorgia Meloni, nessun fatto concreto.

 

 

Una distanza che parte da lontano: dai giudizi sprezzanti del "migliore", Palmiro Togliatti, il leader comunista era profondamente critico nei confronti dell’idea di un’Europa federale, considerandola un progetto astratto e, soprattutto, ostile agli interessi della classe operaia e della rivoluzione socialista. Per lui, il Manifesto di Ventotene, con il suo richiamo a un’Europa libera dalle sovranità nazionali e con una democrazia sovranazionale, era una costruzione borghese e liberale, distante dalle rivendicazioni proletarie. D’altra parte, è sempre Turco a parlare: «Quando Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrivevano il manifesto di Ventotene, 16 degli attuali 27 paesi che costituiscono l'Unione erano retti da dittature, o nazionaliste, come il nazifascismo o internazionaliste, come il comunismo». L’isola, anche ieri, è stata al centro della bagarre politica. Giorgia Meloni, intanto da Bruxelles, risponde per le rime: «Sono rimasta sconvolta dalla reazione alle parole su Ventotene, con parlamentari della repubblica che sono arrivati sotto i banchi del governo con insulti e ingiurie. La sinistra perde il senso della misura» e mostra «un’anima illiberale e nostalgica» con una «reazione assolutamente scomposta».

 

 

L’attenzione poi si è spostata in Senato. Dove la neo capogruppo di Italia Viva, Raffaella Paita ha tuonato: «Le parole di Giorgia Meloni sono un fatto grave per la democrazia», con tanto di successiva polemica con la presidente di turno, la forzista Licia Ronzulli. E con Atreju che sui social ironizza, l’ex sindaco di Firenze che implora la leader di Fratelli d’Italia: «Giorgia non mi ghostare». Stesso registro scelto dal senatore meloniano Raffaele Speranzon: «Le reazioni isteriche della sinistra alla lettura di qualche riga del manifesto di Ventotene sono uno spettacolo imperdibile. Roba da far impallidire anche i più accaniti censori». Per la senatrice di Noi Moderati Maria Stella Gelmini: «Credo che questa bagarre sia figlia delle divisioni interne alle opposizioni». Insomma un modo come un altro per nascondere le infinite divisioni del campo largo sui temi della politica internazionale. Come si è visto tra martedì e mercoledì nelle aule parlamentari: Pd, M5S, Avs, Italia Viva e Più Europa, avanti con la propria mozione, cinque testi diversi votati solo dai rispettivi fedelissimi. Stessa divisione lacerante a Strasburgo, Pd spaccato a metà, e Cinque Stelle ed Avs a muso duro contro Ursula Von der Leyen. Con Elly Schlein che finisce in minoranza, e si dissocia anche dal suo gruppo a Bruxelles, i socialisti che si schierano all’unisono per il progetto di riarmo. Esattamente come avevano fatto il tedesco Scholz e lo spagnolo Sanchez al Consiglio Europeo. Insomma la grande confusione sotto il cielo della sinistra, ognuno va per conto suo. Fino al "miracolo" inatteso: la gauche riscopre l’isola un tempo bollata come enclave di astratti utopisti, borghesi e liberali. In pratica nemici pubblici, come lo fu, decenni dopo, Marco Pannella. Merito di Paolo Virzi che a Ventotene girò "Ferie di agosto" e di Giorgia Meloni che ne ha parlato a Montecitorio.

 

 

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