
Ue, avanti tutta sul riarmo ma niente debito comune o esercito europeo

L’Unione europea tira dritto nella strada verso il riarmo. La Commissione ha presentato il pacchetto strategico che comprende il Libro bianco sulla Difesa - Readiness 2030 e il piano ReArm Europe, con l’obiettivo dichiarato di colmare le lacune militari degli Stati membri, rafforzare l’industria europea della difesa e rendere l’Ue pronta ad affrontare «gli scenari più estremi». «L’epoca dei dividendi della pace è finita. Dobbiamo rafforzare le nostre capacità e creare un vero mercato europeo per gli armamenti. Serve comprare europeo, per stimolare innovazione e creare occupazione», ha commentato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

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Il piano permetterà di mobilitare fino a 800 miliardi di euro in investimenti, di cui 150 miliardi da prestiti comuni (ma non debito comune) e gli altri 650 miliardi che dovrebbero arrivare dalla flessibilità concessa con la sospensione del Patto di stabilità (già da aprile) per spendere almeno l’1,5% del Pil della difesa in più. Il target di cui si parla a Bruxelles è già del 3,5% del Pil per la difesa, in vista del summit di giugno della Nato che probabilmente certificherà questo obiettivo. Il Libro bianco - che non prevede la creazione di un esercito europeo - punta a rafforzare le Forze armate nazionali e la loro interoperabilità, anche in linea con gli standard Nato. Sono cinque le linee d’azione principali: sostegno militare all’Ucraina, inclusa l’integrazione della sua industria nel sistema europeo; colmare le lacune di capacità negli eserciti europei; rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea (Edtib); preparare l’Ue a contingenze militari estreme, anche attraverso scorte e mobilità militare; rafforzare le alleanze globali con partner come Regno Unito, Canada, Giappone e Australia.

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«Questo è un momento decisivo per la sicurezza europea», ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera Kaja Kallas, secondo cui «il valore della cooperazione europea nella difesa è inestimabile». «Abbiamo identificato i gap di capacità e messo in campo un piano per colmarli insieme», ha spiegato. Il cuore del piano ReArm è lo strumento finanziario Safe - Security Action for Europe - che permetterà alla Commissione di raccogliere fino a 150 miliardi di euro in prestiti a lungo termine, a condizioni vantaggiose, destinati agli Stati membri per appalti comuni di materiali di difesa. I fondi, erogabili già dal 2025, saranno riservati a fornitori stabiliti nell’Ue, ma anche per i partner come Regno Unito, Canada, Norvegia. I prestiti però potranno essere chiesti solo dagli Stati membri. In parallelo, la Commissione invita i governi ad attivare la clausola di flessibilità nazionale del Patto di stabilità, che consente di escludere fino all’1,5% del Pil annuo dal calcolo del deficit per le spese militari. Se tutti i Paesi aderissero, si creerebbe uno spazio fiscale aggiuntivo di circa 650 miliardi. «La combinazione tra Safe e clausola di flessibilità permette una risposta immediata alle necessità di difesa», ha spiegato il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis, secondo cui «la sicurezza è anche motore di crescita e innovazione». «Putin non sarà scoraggiato se gli leggiamo il Libro bianco, ma se costruiremo droni, carri armati e artiglieria reali», ha chiarito il commissario alla Difesa, Andrius Kubilius, che si aspetta che «le opportunità ora create grazie al regolamento Safe e alla possibilità per i governi nazionali di utilizzare clausole di salvaguardia risultino davvero attraenti». Secondo la Commissione, l’industria della difesa è anche un motore di crescita, che può generare posti di lavoro, innovazione tecnologica e coesione sociale.
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