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Sciopero dei magistrati, lo scivolone di Carofiglio sulle carriere: cosa (non) dice a Il Tempo...

Giulia Sorrentino
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Oggi c'è stato lo sciopero dell'Associazione nazionale magistrati al Cinema Adriano di Roma e noi ci siamo andati. Dopo aver ascoltato gli interventi di tutti i presenti all'interno del panel, abbiamo scelto di fare una domanda proprio a Gianrico Carofiglio, scrittore ed ex magistrato, che si è fermato in modo molto gentile con i giornalisti per rispondere a dubbi e curiosità. C’è un ma: al di là della buona volontà, non ha però risposto a quanto gli abbiamo chiesto: «Lei prima ha detto che è un non problema il fatto che il pubblico ministero diventi giudice e viceversa, allora perché imbastire questa questione se il problema non sussiste?», gli abbiamo chiesto. «Dovrebbe chiederlo a chi propone questa riforma. Sa quanti pubblici ministeri sono diventati giudici e quanti giudici sono diventati pubblici ministeri in media negli ultimi 10 anni? Una percentuale molto bassa, al di sotto del 3%», ci ha risposto. Ma, siccome non mi ha risposto, abbiamo insistito: «Lo considerate un atteggiamento propagandistico quello del governo allora i magistrati rispondono a una propaganda inesistente?». E da lì il buio: «La sua domanda non la capisco. Quello che le dovevo dire gliel'ho già detto, se lei non ha capito o se io non sono stato chiaro è un problema che rimarrà irrisolto». Giusto per rimanere in area democratica (qui di seguito il video)...

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Giulia Sorrentino⚽️ (@giuliasorrentino23)

 

Sentiamo spesso dire da una certa parte politica e dalle toghe che sono pochissimi (ed è vero perché i numeri lo testimoniano) i giudici che diventano PM e i PM che diventano giudici e che quindi siamo di fronte a un non problema. Benissimo, ma se ciò di cui stiamo parlando non rappresenta uno snodo cruciale, come mai i magistrati sono così infervorati sul tema tanto da disertare per una giornata intera in tutta Italia le aule dei tribunali? Delle due l'una: o questo punto presente all'interno della riforma della giustizia rappresenta per loro un vulnus, o se non lo è non scorgiamo motivi validi da un punto di vista logico affinché questo sciopero e questo clamore mediatico sussistano. Quindi, siccome Carofiglio non ci ha risposto, ci auguriamo che ci sia modo, vista la logica a cui spesso fa riferimento, che abbia modo di chiarire questo aspetto fondamentale. Se parlano, come ha fatto lui, di propaganda, forse viene da chiedersi chi è che la stia facendo, se il Governo o una certa magistratura. 

Ma Carofiglio, nel suo intervento, è stato duro anche con i suoi (ex) colleghi, ricordando che «la magistratura che sciopera e si oppone a un tentativo sottilmente eversivo della Costituzione parla al Paese, ma se lo fa, il Paese deve poter ascoltare. A oggi questo dibattito non arriva ai cittadini, dobbiamo far capire loro quello che sta avvenendo: su questo palco siamo cinque uomini, una professoressa e nessuna donna magistrato a parlare. La nostra idea di magistratura, capace di ragionare sul presente ma proiettata sul futuro, in questo modo manda un messaggio che poi non è vero, perché siamo qui: dobbiamo sempre tenere conto che abbiamo interlocutori molto spregiudicati e poco inclini a considerare il tema della verità». Insomma, chiedono chiarezza, sarebbe bello poterla anche ricevere proprio da loro.

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