
5Stelle, trattativa segreta Conte-Grillo: lo statuto e il Vaffa...nzi no

Vaffa o non Vaffa. È l’interrogativo più diffuso in casa 5 Stelle. Se all’esterno tutti erano convinti, che dopo l’ultima assemblea, non ci fosse più un Garante si è sbagliato di grosso. Questo ruolo, a differenza di quanto votato su SkyVote, la nuova piattaforma del Movimento, non è mai stato cancellato. Secondo gli avvocati di Grillo, non solo questo ruolo non potrebbe essere azzerato, come prevede lo statuto, che formalmente non può essere modificato, ma il loro assistito sarebbe l’unico titolare dello storico logo. L’ex premier lo sa bene e, dunque, pur dovendo mandare giù qualche rospo, avrebbe riaperto un’interlocuzione col solito Beppe. Sa benissimo, d’altronde, che con un simbolo diverso neanche una forza, totalmente diversa da quella delle origini, non avrebbe molta ragione di esistere. Meglio, dunque, evitare di andare a un processo per nulla scontato. Né gli conviene favorire la nascita di un nuovo soggetto anti-sistema, magari più duro e puro, che finirebbe solo col frammentare l’attuale bacino di consensi. Una riflessione condivisa pure dal cerchio magico del comico genovese, che gli avrebbe sconsigliato di avviare i lavori perla costituzione dell’ennesima sigla da 2 o 3 per cento e invece perseguire nella battaglia legale per le sempre attuali 5 Stelle.
Ecco perché la strada sembra essere a senso unico per entrambe le parti: tornarsi a parlare per evitare di andare alle carte bollate. Una mediazione complessa, ma non impossibile. Motivo per cui sarebbero già state individuate delle persone vicine ai due protagonisti della contesa. Un nome su tutti è quello di Chiara Appendino, l’ex sindaco di Torino. La deputata, dopo la condanna per la tragedia di Piazza San Carlo, avrebbe abbandonato i riflettori delle telecamere per avere un ruolo da “donna ombra”, perfetto per tessere tele, senza dare troppo nell’occhio. In tal senso avrebbe trovato anche l’apporto di due quote rosa storicamente vicine al fondatore. La prima è l’ex capogruppo al Senato Mariolina Castellone, ormai fuori dal gotha contiano, ma allo stesso tempo ancora molto influente nei gruppi parlamentari. Come rivelato da qualche senatore, da mesi, consiglia ai colleghi di rivedere la posizione con la vecchia leadership. La seconda, invece, è Sabrina Pignedoli. Quest’ultima, dopo non essere stata rieletta in Europa, ha tutto l’interesse a ritagliarsi un ruolo da "paciere". Negli ultimi giorni, poi, ci sarebbe un’ulteriore novità. Quel Roberto Fico, fino a qualche mese fa rinnegato dalla base tradita, temendo di dover cedere la poltrona da governatore campano al primo Costa che capita, avrebbe minacciato: «Li faccio cadere tutti, se mi fanno le scarpe». Sarà la classica minaccia per garantirsi la poltrona o un riposizionamento, considerando il mancato exploit di Conte?
Un obiettivo dai conciliatori, intanto, già sarebbe stato raggiunto. Il fondatore sono giorni che non attacca l’attuale establishment. Aparte l’utopistica proposta sulle case popolari, Beppe non spende una parola sul M5S. Non è casuale, così come non lo è la strana scomparsa degli stati e delle storie dell’Elevato. Sembra quasi che il fondatore si sia dimenticato della sua creatura.
Non è affatto così. Il saggio Grillo sa bene che, mentre perde tempo nelle stanze dei tribunali, il popolo potrebbe dimenticarsi del mentore. Il fatto, poi, che Conte non abbia messoin soffittalo statuto, probabilmente perché non può, è un chiaro segnale di apertura a un confronto per evitare le temute vie legali. Ragione per cui lo stesso comico, tra una quindicina di giorni, forse anche prima, come riferisce chi lo sente ogni giorno, dovrebbe tornare nella capitale, nel suo amatissimo hotel Forum. Qui terrebbe una riunione con i suoi fedelissimi per capire quale sia la migliore opzione utile alla causa delle origini o meglio per non far scomparire quel Vaffa, che, nei fatti, non è stato ancora tramontato.
L’artista genovese, al contrario, vorrebbe utilizzare l’entusiasmo ritrovato dalla base per una nuova scalata interna, silenziosa e indispensabile per ripredersi un M5S che, a differenza di come previsto da analisti e tecnici, non è cresciuto con il progressismo-indipendente di Conte.
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