
Sanremo, Vannacci: "Non mi vogliono? Me ne frego, basta con l'ideologia rossa"

«Mi è stato detto che Sanremo non può diventare il palcoscenico della propaganda reazionaria. E invece deve rimanere il teatro dell'ideologia dogmatica di sinistra?». Roberto Vannacci riesce sempre a sorprendere, a creare dibattito intorno a sé. E venerdì varrà uno dei templi sacri dell'intrattenimento nazionale.
È stato invitato al Festival di Sanremo. È emozionato?
«Sarò ospite dell'associazione “Sanremo incontra”, che mi ha invitato presso il casinò della città dei fiori a presentare i miei libri e a parlare di tematiche sociali e di attualità. Il 13 sera gli stessi organizzatori dell'incontro mi hanno proposto di sedermi tra gli spettatori all'Ariston. Ho ricevuto con grande piacere non avendo mai visto lo spettacolo di personaggi non seguendo il festival neanche in tv. Per me e per mia moglie sarà una prima e quindi attenderà quel giorno con curiosità e interesse».
Ama la musica? Quali sono i suoi cantanti preferiti?
«Amo la musica, ma i miei gusti in tema di cantautori sono rimasti un po' fermi al passato. Canticchio ancora le canzoni di De Andrè, De Gregori, Dalla, Guccini, Bennato...roba da boomer».

Nel Pd vogliono bandire Vannacci da Sanremo (e parlano pure di inclusione)
La sinistra ha protestato per la sua presenza al Festival. Perché hanno paura delle sue parole?
«Ormai non mi stupisco più, anche se un racconto incaponimento non me lo sarei aspettato. Non hanno ancora metabolizzato che è controproducente. La sinistra ha nel dna il gusto di vietare, censurare, oscurare, proibire, riscrivere tutto ciò che ritiene non conforme ai propri dogmi. Forse asserisco principi in cui molti si riconoscono e che contraddicono tante ideologie di cui i progressisti si sono fatti portavoce. Evidentemente rompo gli schemi e la pseudocultura imposta. La sinistra vuole sospendere la democrazia e la libera espressione del pensiero quando non le conviene. Ma io, come il Pianeta, me ne frego, ea Sanremo ci sarò. E prevedo una sala piena di persone entusiaste di venirmi a sentire».
Alcuni organizzatori della Rai hanno voluto precisare che l'invito non partiva da loro. Ci è rimasto maschio?
«No, assolutamente. Hanno detto la verità. D'altra parte sono sicuri che saranno stati sommersi da caterve di interrogazioni e richieste di spiegazioni da parte dei soliti guardiani della morale di una sinistra livorosa».
Carlo Conti si è dichiarato antifascista. È un tema attuale?
«Per me, e per tantissimi altri, non è assolutamente importante. Se per Conti è un atto liberatorio e lo rende più sereno, lo faccia pure. Io non accetto patenti morali da nessuno, figuriamoci dalla sinistra».

Vannacci: "Sarò all'Ariston". La Rai replica: "Non lo abbiamo invitato noi"
Francamente ha bollato l'inno di Mameli come non è inclusivo. Cosa prova?
«Provo pena e indignazione. L'inno nazionale, come la bandiera, è uno dei simboli a cui qualsiasi cittadino italiano si dovrebbe sentire legato. E dovrebbe sentire questa pulsione come un dovere, e non come un'opzione facoltativa. Se non altro per il rispetto di tutti quei patrioti che sono morti e si sono sacrificati. Ritengo sia necessario tornare a considerare i modelli di famiglia e scuola che avrebbero dovuto educare e istruire questa signora al rispetto ed alla sacralità della propria patria e dei simboli che la rappresentano. La cultura si è svegliata, il dogma della fluidità sociale e l'ideologia di genere stanno finendo il loro corso, finalmente. Come diceva il famoso psicoanalista francese Michel Schneider: “non si sceglie il proprio sesso e non ce ne sono che due».
Lei sta girando l'Italia e facendo numerosi incontri. Quali sono le richieste più frequenti dei cittadini che vengono ad assistere ai suoi comizi?
«Sicurezza, immigrazione, libertà, scuola, tradizioni e cultura sono le tematiche che più interessano il mio pubblico. Non sembrano loro vero uscire da una narrativa aberrante, con la quale ci hanno imposto di rinunciare alle nostre libertà e di tollerare qualsiasi atto criminale in nome dei diritti altrui».
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