
Almasri, “azzardo inaccettabile”. Sisto sbugiarda il papocchio delle toghe sull'indagine

«La scelta di aprire un’indagine per il caso Almasri sul presidente del Consiglio, due ministri e un sottosegretario è sbagliata. Un azzardo inaccettabile». È questo il pensiero, affidato ad una intervista a La Stampa, del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto sul caso del libico rispedito in patria e le polemiche che ne sono scaturite. «L’esposto - spiega Sisto - da cui nasce non conteneva fatti di rilevanza penale e non aveva i requisiti di determinatezza e di verosimiglianza richiesti dalla legge. Se Francesco Lo Voi avesse atteso l’informativa in Parlamento di Carlo Nordio e Matteo Piantedosi si sarebbe astenuto da un gesto così grave». Avrebbe potuto «cestinare l’esposto» oppure «inviarlo al tribunale dei ministri senza alcun indagato, oppure chiedere direttamente l’archiviazione». «Sarei soddisfatto - continua Sisto - se il procuratore, soprattutto dopo l’audizione alle Camere dell’altro giorno, richiedesse l’immediata archiviazione delle posizioni di Giorgia Meloni, Nordio, Piantedosi e Alfredo Mantovano, vista la clamorosa insussistenza dei fatti contestati».

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Sulle accuse di peculato e favoreggiamento, il viceministro spiega che «il favoreggiamento non è credibile perché Almasri è stato rimesso in libertà dalla Corte d’Appello, mentre considerare peculato l’uso dell’aereo di Stato per espellerlo dall’Italia è fuori da ogni logica. Persino Marcco Minniti è d’accordo». La Corte penale internazionale «si è comportata in maniera sciatta», rileva il viceministro della Giustizia che spiega come «la Corte ha stilato un primo ordine di cattura contro Almasri pieno di gravi errori, poi rabberciati in ampie parti. E il primo mandato è stato emesso, stranamente, non appena il libico arriva in Italia, dopo vari giorni che aveva passato in giro per l’Europa. Tempistica inspiegabile».

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Sulla riforma della Giustizia e lo scontro con i giudici, l’esponente di Forza Italia rileva che il «dissenso è legittimo, ma è la politica che deve scrivere le leggi, ai giudici spetta la loro applicazione. Se la magistratura vuole invadere lo spazio del Parlamento, allora succede come nel calcio, chi invade il campo viene riportato sugli spalti. Sono le regole della democrazia».

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