
Migranti, Prodi dà la linea a Schlein: "No all'Albania, portiamoli tutti in Calabria"

Avanti miei Prodi. Quando i piddini di Elly non sanno che pesci prendere, a dettare la linea è il solito Romano, lo statista che non va mai in pensione, colui che sa parlare di tutto e non solo di lotta al fascismo.
IL RITORNO DEL PADRE DELL’ULIVO
Il “mortadella” a una domanda di Antonio Di Bella sull’immigrazione caccia il coniglio dal cilindro o meglio presenta l’ “alternativa made in Italy” al discusso modello Albania. «Lo stesso campo – dice ai telespettatori di Tv2000 non si poteva fare in Calabria, così tra l’altro si dava lavoro a delle persone che ne avevano bisogno?». Secondo l’ex premier, l’accordo con Tirana non avrebbe alcun senso: «Si spende di più. Ci sono traffici internazionali. Si fanno costruzioni, che poi resteranno lì. Ci sono costi di trasferta». Ragione per cui, a suo parere, l’operazione voluta dall’esecutivo sarebbe un «semplice fatto di propaganda» e non un qualcosa di cui il Paese ha bisogno.

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IL MODELLO CALABRIA E I ROSSI
Motivazioni più che razionali per chi non vive o non conosce l’estremo Sud della penisola. Qui i discussi immigrati, negli anni antecedenti alla Meloni, ovvero quando a tenere le redini era ancora la sinistra di cui l’ex premier è riferimento indiscusso, non hanno agevolato i “talentuosi ragazzi senza santi in paradiso”, costretti a emigrare altrove, pur avendo curricula invidiabili ed esperienza da vendere, ma piuttosto qualche cooperativa, che ha finito col favorire il raccomandato del bisogno o il classico amico dell’amico. Un campo profughi a Isola Capo Rizzuto, d’altronde, già c’è ed è stato gestito dalla ‘ndrangheta. Più di qualche inchiesta c’è stata sui soldi provenienti dal ministero dell’Interno e poi finiti per diventare, grazie a istituti di credito sotto il controllo della malavita, tesoretto irrinunciabile per una certa parte politica. Un caso emblematico è la famosa operazione Jonny della Guardia di Finanza del 2017. La Procura di Catanzaro, allora, svelò più di qualche infiltrazione criminale nella gestione dei richidenti asilo. Stiamo parlando di un business che superava i 36 milioni di euro.

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L’IRA DELLA MAGGIORANZA
«Prodi – spiega Tilde Minasi, senatrice della Lega – conferma quello che le numerose inchieste della magistratura hanno dimostrato fino ad ora, ovvero il fatto che proprio quella sinistra vede nell’immigrazione irregolare una fonte di reddito e la sfrutta per lucrare». C’è chi, invece, come la sottosegretaria Wanda Ferro, parla di offesa a un’intera comunità: «Veniamo considerati – evidenzia – come una sorta di terra di nessuno, che può essere serenamente trasformata nel campo profughi d’Europa. È questo, d’altronde, l’obiettivo del Partito Democratico». Ragione per cui, secondo l’europarlamentare di Fdi-Ecr Denis Nesci, il padre nobile dell’Ulivo dovrebbe chiedere scusa a chi ha offeso: «Un’affermazione del genere da parte di un ex premier non è solo inadeguata,ma gravemente irrispettosa. È stata offesa la nostra dignità. La Calabria non è un campo di accoglienza per problemi che devono essere affrontati con politiche serie e coordinate a livello europeo e nazionale, ma una regione che ha tutto il diritto di essere valorizzata e vedere i propri cittadini protagonisti di una vera e propria rinascita economica e sociale». Per il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso, dunque, prevale «un forte pregiudizio antimeridionale, prima che un offuscamento della ragione».
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