il piromane

Landini, la piazza e la rivolta sociale, boom di attacchi alle forze dell'ordine

Augusto Parboni

«Credo che sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può andare. Non abbiamo altro strumento che non sia quello di chiedere alle persone di scendere in piazza con noi e di battersi». Era il 6 novembre scorso quando il segretario della Cgil Maurizio Landini, a margine dell’assemblea nazionale delle delegate e dei delegati della Cgil Milano, ha pronunciato queste frasi, di fronte a migliaia di persone. Il leader dell’associazione di categoria non si è fermato a queste affermazioni. È infatti andato oltre: «Siccome la politica non ci ascolta, non abbiamo un altro strumento che non sia quello di chiedere alle persone di scendere in piazza, rinunciando a una giornata di stipendio per dire basta a questa situazione». Parole che nelle ore successive sono finite nel dimenticatoio della sinistra, facendo calare il silenzio di fronte «alla rivolta sociale». Da quel giorno, si sono susseguite, in diverse città italiane, manifestazioni, autorizzate e non, che si sono concluse in molti casi con scontri con le forze dell’ordine: da Torino a Bologna, da Roma a Brescia. I cortei sono stati organizzati ogni volta con una motivazione differente. Ma il risultato spesso è stato lo stesso: manifestanti contro Polizia, carabinieri e Guardia di Finanza.

 

  

 

 

Era il 9 novembre 2024 quando a Bologna alle 15.30 un gruppo di manifestanti antifascisti ha provato a scendere dal parco della Montagnola per raggiungere il corteo delle destre in via Amendola, venendo però respinto dalla polizia in tenuta antisommossa. Tra le due parti si è arrivati allo scontro: alla fine del servizio d’ordine, come riferito dalla questura, tre agenti di polizia sono rimasti feriti. Sei giorni dopo, era il 15 novembre, a Torino, ci sono stati altri scontri tra manifestanti e forze dell’ordine nel corso del corteo Pro Palestina contro il governo Meloni. In quest’occasione sono stati lanciati lacrimogeni contro le forze di Polizia schierate in piazza Castello, ferendo 20 agenti. Ma la lista di manifestazioni con scontri non si ferma qui. Due settimane dopo, infatti, sempre nel capoluogo piemontese, nella giornata di sciopero generale proclamato da Cgil e Uil sempre contro il governo, ci sono stati lanci di uova e fumogeni contro la polizia e poi scontri tra le forze dell’ordine. Scontri che sono avvenuti alla stazione di Porta Nuova, dove i manifestanti hanno cercato di entrare sfondando il cordone di polizia. Le forze dell’ordine li hanno respinti a manganellate e i manifestanti hanno sferrato calci e pugni e usato le aste delle bandiere. Passati appena quindici giorni e la situazione si ripete sempre a Torino. Il 13 dicembre, infatti, la giornata della mobilitazione studentesca è terminata con lancio di pietre contro la Polizia davanti alla sede del Politecnico: il bilancio è stato di altri due agenti feriti.

 

 

Il giorno dopo, invece, non sono mancati momenti di tensione nella Capitale tra manifestanti contro il ddl sicurezza e le forze dell’ordine. Quel giorno fu anche portato in piazza un manifesto con un’immagine della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che baciava un gerarca fascista. Ma non finisce qui. Il 28 dicembre, a Brescia, tensioni sempre tra gli antifascisti e le forze di polizia. E arriviamo a sabato scorso, quando a Roma, nel quartiere San Lorenzo, a Milano e a Bologna, ci sono stati violenti scontri con le forze dell’ordine, terminati nella Capitale con otto agenti feriti e 30 manifestanti identificati dalla Digos (il quartiere è stato devastato e incendiato) e dieci poliziotti feriti a Bologna, oltre a lancio di vernice contro le sedi delle istituzioni a Milano. Tutti cortei, quest’ultimi, poi sfociati nella violenza, organizzati per manifestare sul caso di Ramy Elgaml, il giovane morto dopo l’inseguimento dei carabinieri a Milano. E dopo questi episodi di violenza di quattro giorni fa la sinistra ha dichiarato che la destra «non deve strumentalizzare». «Il tratto unificante è quello di fare manifestazioni che sembrano essere il pretesto per commettere violenze e soprattutto per aggredire le forze di polizia», ha detto due giorni fa il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.