Meloni, il giorno della verità: da Cecilia Sala a Starlink fino all'Ucraina
Ennesimo tentativo fallito per chi immaginava una caduta di Meloni. La premier non inciampa neanche nella conferenza stampa di inizio anno.
Anzi, risponde punto su punto a tutto ciò che le viene chiesto. Il primo quesito è sulla liberazione della giornalista Sala. «Quella di ieri – sottolinea la leader di FdI – è stata una bella giornata. Non ho trovato un’emozione più grande in questi due anni di quella che ho provato quando ho potuto chiamare una madre per dirle che sua figlia stava rientrando a casa».
MUSK E SOROS - Diversa, invece, la reazione di Giorgia quando le viene chiesto di Starlink, la società di satelliti appartenente a Musk:«Mai parlato con lui di questo. Sono abbastanza colpita da come alcune notizie false rimbalzino e continuino a essere discusse, anche dopo essere state smentite. La mia unica lente è quella dell’interesse nazionale. Quando Microsoft ha fatto investimenti nei data center nessuno si è stracciato le vesti. Il problema sono gli investimenti privati o le idee politiche degli investitori? Non si può fare che a chi è d’accordo con me o è mio amico venga appiccicata una lettera scarlatta». Il patron di Tesla, infatti, è il vero protagonista dell’incontro tenutosi presso l’aula dei Gruppi parlamentari, considerando i numerosi quesiti su un eventuale rapporto tra Palazzo Chigi e il paperone della Silicon Valley. «Non è la prima persona nota e facoltosa – chiarisce – che esprime posizioni. Il problema, piuttosto, è quando utilizzano risorse per finanziare partiti ed esponenti politici al fine di condizionare le scelte. Le vere ingerenze? Quelle di Soros». Arriva, dunque, la stoccata al magnate ungherese, definito un «filantropo», anche se sostiene solo chi gli conviene.
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RAPPORTO CON TRUMP - La politica romana passa al contrattacco anche quando la si vuole far cadere su Trump e la Groenlandia: «Escluso che si annettano nuovi territori con la forza. È, piuttosto, un modo energico per dire che gli Usa non staranno a guardare di fronte a iniziative di altri grandi players». Il riferimento è alla Cina. «E sull’Ucraina non prevedo alcun disimpegno», ribadisce il presidente del Consiglio. Un chiarimento rispetto alla politica del nuovo inquilino della Casa Bianca arriva pure sulla questione dei dazi: «Per noi sarebbero un problema, ma non è una novità a quelle latitudini. Il protezionismo è un approccio che non riguarda solo l’ultima amministrazione». Meloni poi non esclude di raggiungere Washington per l’insediamento del nuovo presidente: «Confermo l’invito e mi farebbe piacere esserci, devo valutare se sarà possibile».
MIGRANTI E ALBANIA - Nota positiva della giornata, invece, il piano Mattei che sarà allargato ad altri cinque Paesi (Angola, Ghana, Mauritania, Tanzania e Senegal). La sfida per Palazzo Chigi è europeizzare e internazionalizzare il lavoro svolto, come d’altronde è stato fatto durante l’ultimo G7. Rispetto alla discussa emergenza migranti, chiarito come la Cassazione abbia dato ragione all’esecutivo. Alla presenza del sottosegretario Mantovano, arriva l’annuncio sui centri in Albania, pronti a funzionare.
LE RIFORME - Meloni rivendica il proprio cambiamento: «Dare stabilità ai governi, liberare la giustizia dal giogo della politica, responsabilizzare le classe dirigenti come fa l’autonomia differenziata sono una priorità, come lo è la riforma del fisco». In particolare su quest’ultima, viene chiarito come l’esecutivo abbia voluto concentrarsi prima di tutto sui redditi bassi. Chiarito, però, come in futuro in tema di tasse maggiore attenzione sarà dedicata al ceto medio. Al centro dell’incontro con i giornalisti, a cui ha preso parte anche il ministro Nordio, l’immancabile giustizia. Arriva l’ennesimo appello ai giudici, a maggior ragione dopo l’ultimo pronunciamento del Csm: «Contribuiscano, anziché escludere il dialogo». Allo stesso modo, però, Giorgia chiarisce come la sorella Arianna non sia finita nel mirino delle toghe, pure se resta stupita dal fatto che continuino ad esserle attribuite falsità. «Spero che sia una strategia, perché altrimenti sarebbe cialtroneria». Fiducia nella magistratura riposta pure sul caso Santanchè.
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LA SQUADRA - La premier, al momento, esclude rimpasti, a partire dall’avvicendamento al Viminale: «Salvini sarebbe un ottimo ministro dell’Interno, ma oggi abbiamo Piantedosi».A proposito di ruoli di potere, tra i nodi al centro dell’ultimo Cdm, la legge regionale della Campania sul terzo mandato, che in serata verrà impug n a t a dall’esecutivo. Sul tema, comunque, viene ammesso come non esista un accordo in maggioranza. Il tema è molto sentito nella Lega, dove il governatore Zaia non sembra intenzionato a mollare. A proposito di Veneto, FdI non rinuncerà ad avere un frontman a quelle latitudini.
RENZI E I SOLDI ALL’ESTERO - Poca attenzione viene riservata alle opposizioni. Unico passaggio rilevante quello sull’aspirante federatore del centro Ruffini: «Sapere che si dimetta per organizzare un’associazione con Prodiperavere più spazio e dice che la colpa è del governo se c’è l’evasione fiscale mi pare ingeneroso». Una stoccata pure a Matteo Renzi: «Normale che si vieti a chi rappresenta gli italiani in Parlamento di prendere soldi da Stati esteri».
Nessun riferimento, invece, a Schlein e Conte, mentre viene ribadito, ancora una volta, l’apprezzamento nei confronti di Mattarella.
IL FUTURO DOPO IL 2027 - La premier controbatte a ogni accusa, a partire da Acca Larentia. Si dice entusiasta che la storica sede dell’Msi non sia stata trasformata in un fast food. Smentite anche le ricostruzioni sulle dimissioni di Belloni dal Dis. Per la premier nessun contrasto, l’ambasciatrice ha anticipato la scadenza del suo incarico «per evitare di finire nel solito tritacarne che accompagna le nomine». Al suo posto il prefetto Vittorio Rizzi. Non basta, comunque, qualche smorfia o polemica per fermare chi non ha paura di prendersi le proprie responsabilità, pur non essendo «abbarbicata alla poltrona». La premier dice che si ricandiderà nel 2027 solo se potrà essere utile.
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