spese elettorali
Caso Todde, aperta un'inchiesta penale: il terremoto sardo finisce in Procura
È stata ufficialmente aperta dalla procura di Cagliari un’indagine penale sul caso della decadenza di Alessandra Todde dalla carica di consigliere regionale e dunque di presidente della regione. Alla procura è stato infatti trasmessa l’ordinanza del collegio di garanzia elettorale della corte d’appello ufficializzato lo scorso 3 gennaio per irregolarità nella rendicontazione delle spese sostenute dalla presidente della Regione durante la campagna per il voto di febbraio scorso. Al momento il fascicolo è stato aperto senza indagati e senza alcuna ipotesi di reato, e sarà a breve assegnato a uno dei sostituti dal procuratore capo Rodolfo Sabelli. Il collegio aveva deciso di trasmettere gli atti in procura «stante le anomalie riscontrate nelle dichiarazioni depositate», ovvero discrepanze nelle dichiarazioni fra la prima rendicontazione depositata in corte, che segnalava spese sostenute e finanziamenti ricevuti per circa 90mila euro, e una memoria presentata il 3 dicembre 2024 dalla esponente dei 5 stelle che dichiarava «sul suo onore di non aver sostenuto spese, assunto obbligazioni né ricevuto contributi e/o servizi, nonché di essersi avvalsa di materiali e mezzi propagandistici messi a disposizione dal partito o dalla formazione politica».
Sono dunque all’attenzione della procura della Repubblica di Cagliari gli atti trasmessi dal Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’appello, che il 3 gennaio scorso ha notificato agli uffici del Consiglio regionale un’ordinanza/ingiunzione per aprire la procedura di decadenza della presidente della Regione. L’organismo, presieduto dalla presidente della Corte d’appello di Cagliari Gemma Cucca, ha contestato a Todde una serie di gravi irregolarità nella rendicontazione delle spese della campagna elettorale, pari a oltre 90 mila euro, per le regionali del 25 febbraio 2024 e trasmesso l’ordinanza con gli allegati alla Procura, «stante le anomalie riscontrate nelle dichiarazioni depositate e l’omesso deposito» di una fattura da 153,16 euro per le spese Enel per il locale affittato a Cagliari, in via Sonnino, come sede elettorale. La Procura - è un atto dovuto - valuterà se e quali reati contestare. Secondo il Collegio, di cui fanno parte Cucca, la giudice del tribunale dei minori Salomè Bene, i consiglieri della Corte d’appello Francesco Algerio e Dario De Luca, i commercialisti Roberta Asuni e Tullio Conti e il docente dell’università di Cagliari, Riccardo Fercia, Todde non ha documentato di aver aperto un conto corrente dedicato per le spese elettorale nè nominato, come previsto, un mandatario per gestirlo e non ha prodotto l’estratto del conto corrente bancario dedicato.
La candidata presidente M5S sostenuta dai partiti del Campo largo aveva ricevuto donazioni con lo strumento Paypal asseritamente confluite sul conto corrente del comitato elettorale, circostanza - osserva il Collegio - che non trova riscontro nella documentazione depositata. Alle richieste di chiarimento rivoltele a proposito della rendicontazione presentata la scorsa primavera, la presidente ha risposto a dicembre con una dichiarazione in cui ha asserito «sul suo onore di non aver sostenuto spese, assunto obbligazioni nè ricevuto contributi e/o servizi, nonchè di essersi avvalsa esclusivamente di materiali e mezzi propagandistici predisposti e messi disposizione del partito e della formazione politica della lista di cui ha fatto parte». Todde ha poi chiesto che questa dichiarazione fosse valutata «non solo integrativa delle precedenti dichiarazioni, ma altresì sostitutiva di ogni eventuale dichiarazione e documento alla quale possa essere dato un significato incompatibile con la stessa».
Nella dichiarazione del 15 giugno 2024, con riferimento alla campagna elettorale, la presidente aveva dichiarato, come da rendiconto allegato, di aver sostenuto spese per 90.629,98 euro e di aver ricevuto contributi e/o servizi per 90.670,01. «Nella memoria depositata a seguito della contestazione effettuata da questo Collegio», si legge nell’ordinanza/ingiunzione trasmessa alla Procura, la presidente «si è limitata a sconfessare quanto già precedentemente asserito», producendo una nuova dichiarazione. «D’altronde il legislatore non consente affatto di sostituire la dichiarazione di cui si parla con una successiva dichiarazione di contenuto contrario, tanto più se questa non solo non risolve il contrasto, ma solleva, anzi», scrive il Collegio di garanzia elettorale, «l’ulteriore problema di valutare la corrispondenza al vero delle dichiarazioni medesime inviate alla pubblica amministrazione».