Macron vs Meloni, la vera partita dei satelliti europei mai andati in orbita
Un accordo tra Italia e Space X per l’utilizzo del sistema di telecomunicazioni satellitari Starlink è un’opportunità, non una minaccia. A rassicurare gli italiani rispetto all’indiscrezione, diffusa dall’agenzia americana Bloomberg, è lo stesso Musk. Il patron di Tesla, rispondendo a un post del vicepremier Matteo Salvini, spiega come l’accordo tra la sua azienda e Palazzo Chigi è qualcosa di «fantastico» e che «altri paesi chiederanno di adottarlo». Probabilmente anche la Germania di Olaf Scholz e la Francia di Emmanuel Macron. Non è da escludere, quindi, che quel Emmanuel che accusa Elon di sostenere una nuova «internazionale reazionaria», alla fine, possa accodarsi. Non è finita qui. A parlare di operazione virtuosa per l’Italia e l’Europa è la stessa Commissione Ue, che ritiene quanto trattato da Palazzo Chigi in linea con Iris2, il programma europeo per la rete satellitare ed è dunque «applicabile» in tutto il territorio continentale. Un portavoce di Bruxelles, inoltre, sottolinea come, essendo il nostro uno Stato sovrano, l’esecutivo Meloni ha il potere discrezionale di procedere o meglio fare ciò che ritiene più utile.
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Rispetto a tale aspetto vale più di mille parole quanto riferito da Andrea Stroppa, il referente italiano del numero uno di X. In un post in cui ha simulato una sessione di Q&A (domanda e risposta) sulla situazione dei satelliti rivela come gli investimenti nel consorzio Ariane6, la precedente sinergia, sponsorizzata da quella sinistra che ha governato prima di Giorgia, sia stata tutt’altro che vantaggiosa. «L’unica cosa che saliva alle stelle con quel progetto – ribadisce – erano i soldi pubblici degli Stati europei». Si tratta, infatti, di un investimento da 4 miliardi, di cui 500 milioni italiani. «E con mezzo miliardo – ribadisce il fedelissimo di Elon – non siamo terzi, ma abbiamo il 3%». Il 74%, invece, appartiene a un gruppo a maggioranza francese con una compagine minoritaria tedesca (8,3%). La restante parte è suddivisa fra le imprese degli altri paesi. Evidenzia, poi, come rispetto a tutto ciò non ci sia mai stato un connazionale a decidere, così come non sia stato lanciato nulla dalle nostre basi. «Abbiamo messo tutti quei soldi e non contiamo niente» per un qualcosa, che tra l’altro ancora non funziona come dovrebbe. «Dopo 10 anni dall’annuncio e 4 anni di ritardo dalla tabella di marcia, Ariane6 è nato già vecchio e ironia della sorte si sono dovuti fermare di nuovo prima di lanciarlo perché ha problemi tecnici».
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Nonostante Palazzo Chigi abbia smentito qualsiasi accordo commerciale per Starlink, i nostri compagni, pur di andare contro la maggioranza, continuano a bacchettare il governo e definire Elon Musk «cattivo» e Giorgia Meloni «venduta». L’ultimo, in ordine, è Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva, pur sostenendo come l’imprenditore della Silicon valley sia un genio e possa contare sulla tecnologia migliore, denuncia come il miliardo e mezzo di cui si parla non sia «della sora Giorgia o della sorella, ma degli italiani». Sulla medesima posizione la segretaria del Pd Elly Schlein: «È sempre più urgente che Meloni venga in Parlamento a riferire su questa vicenda paradossale, perché è preoccupante la disinvoltura con cui la destra promette agli uomini più ricchi del mondo contratti di miliardi di euro, pagati dai contribuenti, quando in Italia taglia sulla sanità e sulla qualità della vita». Per la prima donna del Nazareno, Salvini e Meloni «sono talmente appassionati a Space X da essere diventati loro stessi satelliti di Musk». Più duro ancora Carlo Calenda che definisce il paperone statunitense «un pazzo che sta alimentando fake news».
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