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Elisabetta Belloni lascia i Servizi, il caso Sala e il toto-nomi sul vertice degli 007

Francesca Musacchio
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 Il caso Sala potrebbe essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perché le incomprensioni tra palazzo Chigi e Elisabetta Belloni, direttore dimissionario del Dis (Dipartimento per le informazioni sulla sicurezza), sarebbero iniziate prima dell’arresto della giornalista italiana in Iran. Tra speculazioni e soffiate, il tema è caldo. Soprattutto perché la nomina dovrà essere fatta abreve, probabilmente già nel prossimo Cdm visto che dal 15 gennaio Belloni lascerà il Dipartimento.

L’intelligence, infatti, deve gestire dossier importanti, tra i quali appunto il caso Sala, il nuovo governo in Siria, l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e ultimo, non per importanza, il tema della sicurezza interna legata al Giubileo. E il toto-nomi per il dopo Belloni è già iniziato. Trai più accreditati ci sarebbe quello di Giovanni Caravelli, attuale direttore dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna). In questo caso bisognerebbe decidere anche il nuovo capo dei servizi segreti esteri e la scelta potrebbe ricadere proprio sull’attuale vice di Caravelli, Carlo Zontilli. Alcune fonti danno, invece, meno probabile la nomina di Nicola Boeri, pare troppo vicino proprio a Belloni. Tornando al successore dell’attuale direttore del Dis, in corsa ci sarebbero anche gli attuali vice direttori: Alessandra Giuli e Giuseppe del Deo.

Rimanendo all’interno dei servizi segreti, l’altro nome che circola è quello di Bruno Valensise, attuale vice direttore dell’Aisi (Agenzia informazioni sicurezza interna). Ma si potrebbe decidere anche per un esterno alle Agenzie come Andrea De Gennaro, attuale comandante generale della Guardia di Finanza.

Una piccola rivoluzione all’interno dell’intelligence, dunque, che sarebbe stato uno dei temi discussi tra Giorgia Meloni e Donald Trump durante l’incontro a Mar-a-Lago. Oltre al caso di Cecilia Sala, infatti, sarebbe stata affrontatala questione dei rapporti di fiducia tra l’intelligence italiana e quella statunitense, entrati in crisi dopo l’evasione di Artem Uss (il figlio dell’oligarca russo ricercato dagli Usa e evaso dall’Italia mentre si trovava agli arresti domiciliari). Un calo di fiducia da recuperare e qualche modifica tra i vertici degli 007 potrebbe aiutare.

Un cambio di passo utile, forse, anche per gestireal meglio la liberazione della giornalista italiana arrestata in Iran. Anche qui si sarebbe registrato un certo malumore di Palazzo Chigi nei confronti proprio dell’intelligence, incrinando ulteriormente i rapporti tra Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, e Elisabetta Belloni. Nonostante il lavoro svolto da quest’ultima per il G7 e giudicato positivamente dal governo, le incomprensioni sarebbero nate anche per motivi legati alle assunzioni proprio all’interno dei servizi segreti e sulle quali Belloni avrebbe rivendicato l’ultima parola. Una presa di posizione che avrebbe creato perplessità anche tra i vice premier Matteo Salvini e Antonio Tajani.

E mentre nel futuro di Elisabetta Belloni ci sarebbe Bruxelles e un ruolo accanto a Ursula von der Leyen, anche se la diretta interessata ha smentito, sui motivi che hanno portato alle dimissioni filtrano indiscrezioni legate alla gestione del caso dell’ex 007 Roberto Mancini e sulla riapertura dell’ambasciata italiana in Siria a pochi mesi dalla caduta del regime di Bashar al Assad.

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