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Puglia, il ritorno di Vendola scatena la guerra a sinistra. Affondo su Emiliano

Aldo Rosati
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Non che il "poeta" e lo "sceicco" siano mai andati troppo d’accordo. Per usare un eufemismo. Il primo d’altra parte è il creatore delle sinistre in ogni dove; l’altro, impetuoso come un rodomonte, invece ha sempre usato la politica come un autobus. Difficile trovare punti d’accordo. Per anni il primo ha tentato di ignorare il secondo, si è trasferito a Roma, ha lasciato la sua ultima creatura (che all’epoca si chiamava "sinistra ecologia e libertà"), un riserbo che già anche allora sapeva di diffidenza. D’altra parte il governatore in carica nel 2019 lo accusò di agire per conto delle lobby dei rifiuti, per dire dei rapporti. Negli ultimi mesi la situazione poi è degenerata nella rissa, e Nichi Vendola attacca senza riserve e senza freni Michele Emiliano, al diavolo la poesia. Era già successo in primavera durante l’affannosa ricerca del nome giusto per Bari, a seguito della candidatura a Bruxelles di Antonio Decaro. Poi quando lo sceicco licenziò su due piedi dalla sua giunta Anna Grazia Maraschio, e Nichi per lo sgarbo subito, si lasciò andare ad una stilettata al veleno: «dal punto di vista umano non ho alcun interesse, nei suoi confronti. Non mi interessa come essere umano». Glaciale, come solo i "poeti" riescono ad essere.

 

 

Ieri il presidente di Sinistra italiana (alla fine l’anno scorso ha deciso di riavere un titolo nella creatura politica messa in piedi dall’erede Nicola Fratoianni), ha deciso di mettere i puntini sulle i, una sentenza definitiva per stendere al tappeto una volta per tutte l’avversario ex magistrato. «La nostra Puglia è ferita da cinici e trasformisti: ora il Pd dia un segnale», è stato l’antipasto. Ed in piena trance creativa ha proseguito: «Penso che occorra ricostruire, con un lavoro serio e partecipato, il profilo di un nuovo centro-sinistra, capace di guidare la Puglia verso obiettivi di giustizia sociale e ambientale, di sviluppo inclusivo e di radicale innovazione nel costume politico dei partiti e degli eletti». Il risultato è che «l’immagine della politica pugliese è scalfita, offuscata da quelle pratiche compromissorie che alimentano sfiducia e rassegnazione facendo crescere il partito del non voto».

 

 

A questo punto va aperta una parentesi per tradurre il linguaggio immaginifico del "poeta"’ e riportarlo alla realtà: ora che va via il "rodomonte" bisogna ricostruire la sinistra, e nel caso ci posso pensare io. Non tanto con un ritorno alla guida della Regione Puglia, casomai come regista: «Decaro potrebbe essere un buon presidente di Regione, a condizione di saper costruire e guidare la coalizione del cambiamento». Via libera quindi all’ex sindaco di Bari, mandato in vacanza all’Europarlamento, a patto che faccia l’opposto di Michele Emiliano, e "noi" della sinistra verificheremo puntualmente, attento Pd. Per dire quanto la misura sia colma, Vendola continua ad infierire: «la questione immorale consiste nella moltiplicazione dei consigli di amministrazione, nell’allargamento del proprio campo ai proprietari privati di pacchetti di voti venduti e comprati, nella collocazione di figure prive di qualsivoglia competenza in ruoli cruciali, nella banalizzazione del familismo, del nepotismo, del favoritismo, del clientelismo». Insomma botte da orbi. Peraltro Nichi, ha ancora da liberarsi del processo sull’Ilva, dopo che la Corte d’assise d’appello ha annullato la sentenza di primo grado e trasferito il procedimento a Potenza. Poi chissà: un’altra primavera per il poeta.

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