Sardegna, Schlein furiosa, cercasi Conte. Le carte che affossano Todde
«Sciatteria e terribile incompetenza». Ira del Nazareno contro i 5 Stelle per il caso Todde. Più di qualche big dem, a microfoni spenti, non rinuncia a scagliare dardi verso quegli alleati che in Sardegna avrebbero combinato un vero e proprio “papocchio”, come dimostrano le accuse sollevate dal Collegio regionale di garanzia elettorale, l’organo della Corte d’Appello che ha dichiarato decaduta la governatrice. A rivelarlo il Corriere della Sera, che pubblica alcuni degli sfoghi più eclatanti in casa Pd. Basta, d’altronde, spulciare le carte per capire come ci sia stato più di qualche semplice errore di inesperienza. Sette, infatti, sono i punti contestati all’ex sottosegretaria. In primis non si capisce se le spese, indicate nei documenti depositati, siano da attribuire alla candidata in corsa per la presidenza o ai consiglieri del M5S. Balza all’occhio, poi, l’assenza del mandatario elettorale, figura obbligatoria in questa tipologia di appuntamenti. «Mancano le basi», avrebbe detto a uno storico dirigente vicino all’area Schlein, commentando la vicenda: «Che figura di m...».
Il giallo Todde s'infittisce. Quel rendiconto che porta la firma del senatore grillino
Altra carenza l’assenza di un conto corrente necessario a garantire la tracciabilità dei fondi raccolti. Non risulta ovviamente neanche «l’asseverazione e la sottoscrizione del rendiconto» da parte della figura che se ne dovrebbe occupare, mai stata nominata. Non è finita qui. Nella lista dei movimenti bancari non vengono riportati neanche i nominativi dei soggetti che hanno erogato i finanziamenti. Non compare, infine, il conto corrente nel quale sono confluite le somme indicate nell’elenco delle operazioni Paypal. «Prodotta – viene evidenziato nel carteggio – una lista di 16 donazioni ricevute, dalla quale non risulta se sia stato utilizzato lo stesso conto corrente di Intesa Sanpaolo Montecitorio, un diverso conto corrente o se sia stato utilizzato un altro metodo di raccolta fondi».
C'è un po' di Caivano in Sardegna
Sono arrabbiati, quindi, i principali attori del campo largo che da Giuseppe Conte si sarebbero aspettati una piena e rapida ammissione di colpa. Mentre il centrosinistra rischia di perdere la riconquistata Sardegna, il presidente del M5S si vocifera sia in vacanza a Cortina per la classica settimana bianca extralusso. C’è, dunque, più di qualcuno tra i rossi compagni che ritiene inopportuna la reazione dell’ex premier rispetto a quanto accaduto. A parte lo strano silenzio sul caso, diversi avrebbero espresso perplessità sul fatto che Giuseppi non abbia interrotto le sciate con la compagna, pur di salvare quella che, sulla carta, dovrebbe essere la sua pupilla. Stiamo parlando, d’altronde, di un soggiorno, nel vero senso del termine, a cinque stelle e certamente poco in linea per chi, a parole, doveva combattere i privilegiati e non diventarne parte integrante. Se si aggiunge, poi, che qualche malpensante ipotizza che a pagare il soggiorno sia stata proprio quell’Olivia Paladino, che dovrebbe restituire 30 milioni al fisco per i debiti del suo Plaza hotel, altro che semplice mal di pancia per partigiani e compagni.