Cecilia Sala, Meloni: "Il caso oggi al Copasir". Ma la sinistra dà forfait
È durato circa un’ora il vertice convocato a Palazzo Chigi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per discutere del caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta nel carcere di Evin, in Iran, dallo scorso 19 dicembre. All’incontro hanno partecipato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario con delega ai Servizi Alfredo Mantovano e i capi dell’intelligence. Al termine del vertice da Palazzo Chigi hanno fatto sapere che è confermato da parte del governo l’impegno presso le autorità iraniane «per l’immediata liberazione di Cecilia Sala, e, in attesa di essa, per un trattamento rispettoso della dignità umana». Al coro si è unita anche la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato che ha chiesto l’«immediata scarcerazione, della liberazione e del rimpatrio di Cecilia Sala». Dopo il vertice Meloni ha ricevuto Elisabetta Vernoni, madre di Sala. «La fiducia è tanta, sicuramente stanno lavorando», ha raccontato la donna uscendo da Palazzo Chigi.
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«Le condizioni di Sala preoccupano per questo chiediamo al governo di mettere in campo tutte le iniziative necessarie per la sua liberazione», è stato il commento di Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo Pd alla Camera e al Senato, confermando «la disponibilità del Partito democratico per un coinvolgimento che possa favorire il confronto diplomatico in atto. Il Parlamento tutto dovrebbe essere informato e chiamato in causa di fronte all’arresto di una cittadina italiana impegnata nel suo lavoro di giornalista. Diritti umani e diritti civili vanno difesi a ogni latitudine». «Il Governo ha il dovere di fare tutto il possibile per portarla a casa al più presto. Anche coinvolgendo le opposizioni, non limitandosi solo al Copasir con Mantovano ma facendo un incontro tra Giorgia Meloni e le opposizioni così come chiesto stamani da alcune forze fra cui Italia Viva», il commento di Raffaella Paita, senatrice e coordinatrice nazionale di Italia Viva. Il segretario di +Europa Riccardo Magi e il deputato di Benedetto Della Vedova si dicono «soddisfatti» che il governo abbia deciso «di ascoltare le opposizioni e riferire in Parlamento». Tuttavia «visto che l’esecutivo ha deciso per il Copasir e non per le aule o le commissioni di Camera e Senato, contiamo che Mantovano non si limiti a un riassunto della vicenda ma che spieghi quale sia la strategia sul caso di Cecilia Sala. Crediamo sia doveroso dopo due settimane di ingiusta detenzione in Iran».
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Il Sottosegretario Alfredo Mantovano, venendo incontro alle richieste delle opposizioni, ha dato immediata disponibilità al Presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Lorenzo Guerini, a riferire al Copasir già questa mattina, e quindi per suo tramite al Parlamento. Il problema è che le opposizioni dopo tanto strepitare oggi non ci sono e quindi slitterà al 6. In realtà la riunione si poteva fare il 7 ma di nuovo la minoranza, forse per correggere il tiro dopo la mancata disponibilità per farla oggi, ha deciso di riunirsi in un giorno festivo. Della serie «domani no, ma a Befana sì». Nel frattempo continua il botta e risposta fra Iran e Italia sulle condizioni di Cecilia Sala e Mohammad Abedini. «Per quanto riguarda Mohammad Abedini, che è al momento in stato di detenzione cautelare su richiesta delle autorità degli Stati Uniti, il Governo ribadisce che a tutti i detenuti è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali», ha fatto sapere in una nota Palazzo Chigi. Dall’altra parte Teheran ha fatto sapere che «alla signora Sala sono state fornite tutte le agevolazioni necessarie e ci si aspetta dal governo italiano che, reciprocamente, acceleri la liberazione del cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse». ©