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Paesi sicuri, Mulè: "Questa è la riprova della politicizzazione di alcuni magistrati"

Giulia Sorrentino
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Il progetto Albania ha il placet della Cassazione. La scelta dei “Paesi sicuri” spetta ai ministri, quindi è di competenza politica. Ne abbiamo parlato con il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè.

La Cassazione si è espressa sull’Albania. Aveva ragione il Governo.
«Viene restituita a un atto del governo quella valenza e potenza che ha, di una norma che aveva tutte le caratteristiche nella cornice istituzionale normativa europea per essere applicata. Tanto che la Cassazione lo sottolinea chiaramente in motivazioni quando dice che non c'è spazio per nessun automatismo di ricaduta rispetto a una categoria di persone insicura».

Parere diverso da quello dei giudici di Roma.
«Il grande errore che hanno commesso è stato pensare che la singola persona potesse far risultare un paese non sicuro. Avevano travalicato il senso di quanto detto dalla Corte di Giustizia europea e di un potereche è e rimane, come sottolinea la Cassazione, nelle mani del Consiglio dei ministri e in particolare del Ministro degli Esteri. La Cassazione ha notato la correttezza dell'impianto normativo di quel decreto-legge e il fatto che la valutazione dei giudici di Roma è evidentemente sbagliata perché da un caso singolo ha fatto emergere una norma universale».

 

 

Quindi la legge non era stata scritta male come insinuava qualcuno.
«Lì c'è stato un caso evidente di politicizzazione di una decisione della magistratura da parte degli stessi magistrati. Le uscite e i commenti di Magistratura Democratica e dell'ANM hanno invaso in maniera assoluta una sfera di tipo politico. Quando noi parliamo di politicizzazione della magistratura, ecco, questi sono casi che dovrebbero far scuola e indurre parte della magistratura atornare a essere quello che sono, cioè dei giudici che dovrebbero essere terzi, imparziali e indipendenti, cosa che in questo caso invece non è stata. Una politicizzazione che fonda la sua esistenza in un atteggiamento contrario al governo, ma non da adesso, da quando è nato due anni fa».

Quanto caso spingerà ancor di più il Governo nel procedere con la riforma della giustizia?
«Non obbediamo al principio di azione e reazione. Non c'è un intento punitivo, che è, invece, quello che vogliono far credere i magistrati. Ma c'è un patto di lealtà con gli elettori che risale al 2022. Patto in cui c'è scritto che avremmo fatto la riforma della giustizia cominciando dalla separazione delle carriere e continuando con ciò che già stiamo facendo. Non è una risposta a quanto successo con l'Albania».

 

 

Però è una spinta propulsiva.
«Non avevamo bisogno di essere ancora convinti dopo 30 anni di guerra fatta alla politica, in particolare a Berlusconi, da parte di una fazione della magistratura».

La Meloni dal palco di Atreju aveva detto che il progetto Albania sarebbe andato avanti. Aveva ragione.
«Deve andare avanti. È un progetto che obbedisce a una richiesta di sicurezza ineludibile da parte dell'Italia».

Ora il Pd e 5 Stelle a quali magistrati daranno ragione?
«Diranno che abbiamo capito male e che loro sono nella ragione. Ma non hanno nessuna ricetta alternativa per il contrasto all'immigrazione illegale.
Essendo aridi e poveri di contenuti sanno solo criticare le decisioni altrui».

Parole che stridono con voci strane di corridoio che parlanodi un'alleanza di Forza Italia con la sinistra.
«È come se un vegano accettasse di andare a cena con un carnivoro, uno dei due muore. Non si può fare».

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